E’ stato presentato ieri pomeriggio nei locali della biblioteca comunale di Chiaramonte Gulfi, il libro di Federico Guastella: “Chiaramonte: la mia diceria”. L’evento, organizzato dall’associazione culturale Nivèra, è stato molto partecipato: oltre all’autore, erano presenti il sindaco Vito Fornaro, il presidente dell’associazione Nivèra, Alessandro D’amato, Roberta Misteriosi che ha interpretato alcune poesie e i professori Salvatore Stella e Raffaele Puccio. Inoltre, sono state esposte 12 foto di Gianni Alescio e Giuseppe Bracchitta. Federico Guastella, professore ormai in pensione, saggista, poeta e critico letterario, vive a Ragusa ma è di origini Chiaramontane. C’è aria di Bufalino, di Proust e Pirandello: l’autore non si limita a fare una ricognizione storica su Chiaramonte, bensì propone una “biografia collettiva”, mediata dal ricordo personale. Un libro che non è facile collocare in un genere letterario predefinito. L’incontro, si è aperto con le poesie interpretate da Roberta Misteriosi. Successivamente, Alessandro D’amato ha presentato per sommi capi il libro di Guastella: “Il libro è molto complesso, estremamente interessante e mescola ricerca storica, autobiografia e poesia. E’ diviso in tre parti: la prima offre una visione della vita a Chiaramonte a 360°, la seconda parla di alcuni personaggi illustri che hanno rappresentato la cultura a Chiaramonte e la terza è il ricordo del forzato abbandono della famiglia Guastella, costretta a trasferirsi per motivi politici”. Il professore Salvatore Stella, parla del libro in questi termini: “Non è un trattato storico né un’autobiografia. E nemmeno un libro di memorie. E’ una ricognizione del passato. E’ una sorta di navigazione intertestuale del nostro passato. Ha un che di proustiano ma non c’è un tempo perduto: piuttosto, è il tempo ritrovato, reinterpretato”. Il professor Raffaele Puccio, spiega: “A Chiaramonte, Federico Guastella ha vissuto la parte più felice della sua vita. E questa vita ritorna nel ricordo. Vi è lo spirito del saggista, quando scandaglia tutte le anime degli autori chiaramontani. Ha voluto fermare il tempo non solo con il ricordo, che non basta, ma anche con la scrittura: scrivere è rinnovare il tempo. Il libro ruota attorno alla scoperta della propria identità grazie al confronto con l’identità collettiva”. Infine, la parola all’autore: “Il libro s’inquadra nella letteratura plurilinguistica: intreccia diverse strategie compositive, infatti sono presenti alcuni inserti poetici. Il filo del ricordo lega le tre parti del libro. I ricordi sono il riconoscimento del passato, un tentativo di andare oltre, non accettare passivamente il presente da cui mi sento oppresso giorno per giorno. Il titolo stesso, racchiude la mia visione del paese come cosmo. Il sottotitolo, invece, richiama Bufalino. E’ un’autobiografia, ma collettiva. La mia diceria vuole mettere in luce l’estro di questo popolo. La parola stessa, diceria, vuol dire racconto che poi diventa artificio letterario. Ma il libro non è destinato solo ai chiaramontani: piuttosto, all’intera comunità iblea. Tutti, infatti, vi si possono ritrovare”.