Sono 25 gli ettari di bosco andati in fumo due giorni fa a Calaforno. I dati ufficiali, sono stati forniti dal comandante del corpo forestale del distaccamento di Chiaramonte Gulfi, l’ispettore superiore Alessandro Panza. La zona interessata dalle fiamme, compresa in un’area fra Giarratana e Monterosso, ricadente nella giurisdizione di Ragusa, si trova precisamente in contrada Ballatore: “L’incendio è sicuramente di natura dolosa”, spiega il comandante Panza che, inoltre, aggiunge: “Quasi tutti gli incedi sono di natura dolosa. Oppure di natura colposa. Quando parliamo di incedi all’interno dell’area boschiva sono sicuramente dolosi. Se invece avvengono nei pressi dell’area boschiva e poi si sviluppano all’interno, possono essere di natura colposa. L’autocombustione, invece, è soltanto un mito”. Per fortuna, l’area attrezzata del bosco di Calaforno non è stata toccata dall’incendio. Ma come si fa a circoscrivere un’area colpita da incendio? Panza, spiega: “I rilievi vengono eseguiti con il GPS. I dati, successivamente, vengono inseriti in un programma che serve ad aggiornare il catasto degli incendi. Ciò vuol dire che i terreni interessati da incendi restano bloccati per 10 anni. Nessuno, infatti, può lavorarci per quel lasso di tempo”. Questa pratica, prevista dalla legge 353 del 2000, serve a bloccare speculazioni. Per spegnere l’incendio della zona di Calaforno, è intervenuto il personale forestale di Chiaramonte e Ragusa, gli operai anti – incendio dell’ispettorato di Ragusa, la protezione civile di Chiaramonte, Ragusa e Modica e i Vigili del Fuoco di Ragusa, coordinati dal centro operativo di Ragusa e dai dirigenti provinciali, in particolare dal capo ispettore forestale, dottor Di Martino. Ma torniamo all’incendio che si è sviluppato due giorni fa a Calaforno. Il comandante Panza, spiega: “Sono stati utilizzati tre canadair. Il primo è partito alle 10.50 del 15 maggio e l’ultimo lancio è stato effettuato alle 19.15. Sono arrivati da Lamezia Terme e si sono appoggiati all’aeroporto di Comiso per fare rifornimento, mentre l’acqua è stata presa alla diga di Licodia, in quanto la superficie dello specchio d’acqua è più adatta, rispetto a quella della diga di Santa Rosalia”. Oltre ai canadair, sono stati utilizzati i mezzi da terra: “Sono state impiegate tre autobotti: una da 4 mila litri da Chiaramonte e 2 da mille litri da Ragusa”. Ma l’incendio, come si è sviluppato? Panza, spiega: “La pima comunicazione è arrivata a Ragusa alle 7.30 del mattino ma già la sera precedente, c’era stato un primo avviso. Il personale di Ragusa è riuscito a spegnere questo primo incendio alle 23.30 circa del 4 maggio. E’ molto probabile, dunque, che i piromani abbiano riprovato ad appiccare il fuoco intorno alle 5.00 del mattino del 5 maggio”. La situazione del corpo forestale, al momento, non è delle più rosee. A causa dei tagli regionali, infatti, si lavora con molte difficoltà. Il comandante Panza, infatti, dichiara: “Non abbiamo la possibilità di assumere personale. Al momento, non è previsto nulla. Questo, infatti, è dovuto al blocco della Regione e al momento le risorse sono veramente molto scarse. Si cerca di fare di necessità, virtù. Speriamo di avere notizie di fatti più concreti nei prossimi giorni”. Rispetto all’anno 2013, quest’anno siamo partiti male. Confrontando i dati che il comandante ci ha gentilmente fornito, un dato salta subito all’occhio: “Tutto sommato, l’anno scorso è stato positivo. Da febbraio a ottobre 2013, gli ettari persi sono stati 22. Quest’anno, invece, ne abbiamo già persi 23”, spiega Panza con una certa amarezza. I distaccamenti per la prevenzione degli incendi del corpo forestale, in Provincia, sono tre: Il corpo forestale di Chiaramonte, ha per competenza i territori di tre Comuni: Chiaramonte, Giarratana e Monterosso. Ragusa, invece, ha per competenza il territorio Ipparino e Santa Croce Camerina. Scicli, invece, si occupa del Modicano, Ispica e Pozzallo. Il tutto, coordinato dalla centrale di Ragusa. Il corpo forestale, si occupa anche degli incendi di vegetazione, quindi anche di incendi che riguardano le zone fuori dall’area boschiva. Nel 2013, sono stati ben 78 gli ettari di terreni privati, spenti dal corpo forestale.