Sergio D’angelo si conferma ancora una volta poeta di spicco nel panorama ibleo: con “Epilessia”, componimento in dialetto siciliano, conquista il primo posto al concorso internazionale “Le muse di Camastra” di Agrigento e il terzo posto al concorso nazionale “Hiscor” di Acate.
45 anni, 6 libri all’attivo, ha iniziato a scrivere sin dalla più tenera perché: “Alla parola ho sempre affidato le mie emozioni”, spiega. In tutto, ha vinto almeno una decina di concorsi.
“Epilessia” fa parte della sua ultima raccolta poetica che si intitola “Angoli introversi”, pubblicato nel 2013. Un lavoro editoriale che si realizza grazie agli sponsor e tutto il ricavato delle vendite viene devoluto alla Federazione italiana epilessia LICE – onlus. L’associazione, infatti, con i proventi del libro potrà realizzare progetti e ricerche sull’epilessia.
“Epilessia” nasce, dunque, da una vicenda strettamente autobiografica: la malattia misteriosa di cui purtroppo ancora oggi si parla poco e di cui il poeta chiaramontano soffre da diversi anni. Il componimento poetico, infatti, descrive il momento della crisi. Il poeta, spiega: “La poesia parla proprio di una crisi epilettica. Riesco ad avere delle avvisaglie prima che la crisi mi colpisca. I colori diventano di un giallo intenso e io sono come un’onda trasportata. I muri entrano dentro i miei occhi e cado nei miei meandri mentali: non posso più uscirne perché ormai sono in balia delle convulsioni”.
Questa fase, che potremmo chiamare “aurorale” è quella che precede la “caduta” ovvero il momento vero e proprio delle convulsioni. Sergio D’angelo, continua: “E’ come se io mi guardassi dall’esterno, ho come la consapevolezza di cadere”. Infine, il dialogo fra l’io del poeta e l’io dell’uomo: “Pur accettando la malattia, ti rendi conto che è come un visitatore indesiderato: fai buon viso a cattivo gioco”.
Il bilancio, per Sergio D’angelo, è assolutamente positivo: “Sono davvero molto contento di aver partecipato a questi concorsi e in entrambi i casi ho fatto i complimenti agli organizzatori per essere riusciti a capire il senso di questa poesia: il tema, infatti, non è prettamente “poetico”, nel senso classico del termine. Sono riusciti ad andare oltre e a premiare un tema diverso che di per sé potrebbe sembrare lontano anni luce dalla poesia”.
In calce all’articolo, riportiamo il componimento “Epilessia” con la relativa tradizione in italiano.
EPILESSIA
Mentri u juornu ‘ngiallisci supra e petri
m’accunuocciu nna na llustru
ca comu n’unna mi straporta.
Mura scurriennimi na-ll’uoccci
mi stutunu a parola
sbapurannu nna visioni.
M’arrimazzu tra ‘ntuppatura ri
vita
unni u munnu è na rruvina.
No! Nun sugnu iu d’ummira ca
cari a ppièzzi
ddu lamientu ittatu n’terra,
ca tuttu si contorci.
Si risbigghhia l’aria
pierdiennisi na ‘nsciatu
lenta svela ogni nsunnatu
riuòrdu.
Rannu uci a na goccia ri ciàtu
ancora muta
Na carizza mi sciuca ogni
duluri.
EPILESSIA
Mentre il giorno ingiallisce sopra le pietre m’accortoccio in una luce che come un’onda mi risacca Muri scivolandomi negli occhi mi spengono di parola evaporano in un miraggio Precipito tra occlusioni di vita dove il mondo è una maceria. No! Non sono io quell’ombra che cade a pezzi quel lamento buttato a terra che tutto si contorce Si sveglia l’aria perdendosi in un fiato lenta svela ogni assonnato ricordo. Dando voce a una goccia di pianto ancora muta una carezza m’asciuga ogni dolore.