Riceviamo e pubblichiamo integralmente nota del GRUPPO DI LAVORO INTERCIRCOLI GESTIONE FASCIA COSTIERA, LEGAMBIENTE ISPICA-MODICA-RAGUSA, sul Progetto ripascimento della spiaggia di Santa Maria del Focallo:
‘’Se c’è una cosa in cui si distingue l’assessore Mozzicato certo non è il rispetto verso una Associazione che è apartitica e non potrebbe essere diversamente avendo al proprio interno persone di destra, di sinistra e pentastellate.
Se la commissione consiliare, secondo l’assessore, è stata una passerella politica, ci pare che il comitato S. Maria del Focallo – Marina Marza non sia stato da meno. Ci viene da pensare che le passerelle politiche buone siano solo quelle dove lui è garantito.
Noi non ci occupiamo né di passerelle politiche né di fantomatiche campagne elettorali, anche perché la nostra associazione non è affiliata a nessun partito politico.
Vogliamo ricordare che la questione dell’erosione costiera è stata affrontata da tutti i circoli dell’ex provincia, di conseguenza, la ricerca è stata effettuata su tutto il litorale ragusano. Sono stati analizzati tutti i progetti in itinere, in via di attuazione e già attuati, per cui è stato possibile fare dei confronti, vederne le differenze e arrivare a delle conclusioni. Di seguito ci pregiamo di rispondere punto per punto a quanto asserito dall’assessore Mozzicato, fiduciosi che ne possa trarre utili informazioni per il proseguio della sua attività professionale e politica.
Riguardo al rischio individuato dal PAI si riporta la definizione di rischio 4:
R4 = rischio molto elevato per cui sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale e la distruzione di attività socio-economiche.
Sono passati degli anni dalla stesura di queste aree di rischio, non ci sembra che sia avvenuto niente di ciò né nella costa ispicese né in quella ragusana in generale. E’ utile spiegare che il piano PAI si inserisce soprattutto in questioni di Protezione Civile in cui ci sia un imminente e reale rischio di incolumità. La barzelletta di far passare tutti questi progetti (in alcuni casi vecchi anche di un decennio) per inderogabili, al fine di tutelare la pubblica incolumità è risibile.
Così come chiaramente indicato nella Relazione Generale, il PAI non è, non vuole e non deve considerarsi una BIBBIA, ma uno strumento che indica quali sono i siti che necessitano di una maggiore attenzione e costituisce un primo livello di analisi della complessa problematica dell’arretramento dei litorali.
Un inizio, una sorta di “fotografia” dello stato dei luoghi, non è quindi certamente una fase finale di studio come molto spesso viene inteso da più parti.
Il PAI è uno strumento che ha fatto la Regione Sicilia ma non rappresenta certamente un ferreo codice come lo stesso PAI ammette.
Cosa ben più importante, che ci duole far notare ad un assessore ai lavori pubblici, è che i piani paesaggistici hanno carattere cogente e sovraordinato rispetto agli altri strumenti di pianificazione e da queste non sono derogabili, come da sentenza CGA sul Piano paesaggistico di Ragusa. Ma lo dice anche il codice dei beni culturali e del paesaggio all’ art. 145 comma 3, che indica chiaramente che tali piani sono “cogenti per gli strumenti urbanistici dei comuni”. E basta l’adozione del Piano Paesaggistico perché l’art. 145 sia valido. Si evince quindi che il PAI è sottordinato al Piano Paesaggistico e deve rispettare tutte le prescrizioni in esso contenute. Non è dunque possibile realizzare opere come barriere e pennelli lungo la costa ragusana, i nostri politici se ne facciano una ragione!
Contrariamente al PAI COSTE, il PIANO PAESAGGISTICO REGIONALE CONTIENE delle NORME PRESCRITTIVE.
L’art. 36 del Piano Paesaggistico infatti, per la fascia di rispetto costiera non consente le realizzazioni di scogliere artificiali e barriere frangiflutti».
Lo stesso articolo ribadisce che non sono ammessi: “le opere a mare e i manufatti costieri che alterino la morfologia della costa e la fisionomia del processo erosione-trasporto-deposito di cui sono protagoniste le acque e le correnti marine” nonché “le opere che alterano il percorso delle correnti costiere, creando danni alla flora marina, e che alterano l’ecosistema dell’interfaccia costa mare”.
Pennelli e barriere, seppur debolmente soffolti, creano in sostanza delle vere e proprie celle sedimentarie (una sorta di trappole) alterando i naturali processi di erosione-trasporto.deposito delle acque e delle correnti marine. Se così non fosse, non servirebbero a nulla, questo è evidente anche un bambino.
Il progetto prevede, tra le altre cose, l’apporto di sedimenti compatibili (sotto il profilo granulometrico,cromatico, etc). Come da prescrizione del Genio Civile (rilasciata nella seduta della Conferenza Speciale di Servizi del 22 Giugno 2012) il Comune di Ispica avrebbe dovuto, prima dell’inizio dei lavori, far eseguire le analisi previste per tali sabbie, per il loro eventuale utilizzo sulle sabbie del Porto Piccolo di Pozzallo (RG), e di avamporto di Pozzallo ovvero la zona di sovra flutto del porto di Scoglitti (RG). Cosa è successo invece? Il Comune di Ispica non ha incaricato il laboratorio di un ente pubblico come richiesto dalla legge MA ha invece incaricato una società privata della provincia di Trapani (la Evagrin srl) che ha realizzato le analisi in punti diversi da quelli previsti dal Genio Civile! Tali analisi hanno rilevato un solo valore non compatibile con i limiti di legge (ma probabilmente dovuto alle operazioni di ingrassaggio della carota usata per i prelievi) ed è stato frettolosamente concluso che tutta la sabbia di Pozzallo risulterebbe non utile al ripascimento di S.Maria del Focallo.
Cosa è costretta a fare l’amministrazione comunale a questo punto? Va a prendere le sabbie in una Cava sottomarina a Termini Imerese (di nuovo dall’altra parte della Sicilia…). Peccato che il ripascimento da una cava sottomarina distante molti km dal sito di interesse produce certamente un aggravio di spesa (uno spreco di decine di migliaia di euro).
Oltre l’area del porto di Pozzallo (all’interno e nelle aree sopraflutto), ci sono altre zone di accumulo in Provincia, che interesse si ha ad andare a fare prelievi di sedimenti fuori Provincia ?
Ci domandiamo in sintesi: per quale motivo sono stati spesi ben 75.000 EURO di soldi pubblici per far realizzare l’analisi delle sabbia ad una società privata trapanese in punti diversi rispetto a quelli prescritti dal Genio Civile? Analisi che risultano prive di valore per quanto sopra esposto? Perché i laboratori privati e le cave di sabbia che si trovano all’altro capo della Sicilia stanno più simpatici ai nostri amministratori rispetto a quelli locali? O c’è altro che non si vuole o non si può dire?
Per l’assessore le barriere soffolte “richiamano l’azione naturale delle barriere coralline a difesa delle isole oceaniche “(???). E’ una frase che può assumere una certa valenza dopo diversi bicchieri di vino: si commenta da sola. Inoltre, l’impatto estetico delle barriere soffolte è: “pressochè nullo”. Considerando le ovvie caratteristiche di trasparenza dell’acqua (dopotutto verranno realizzate a mare e non in un lago di petrolio) risulta chiaro che si potranno tranquillamente vedere dalla spiaggia soprattutto in occasione di mare un po’ mosso. La visione di queste barriere sarà maggiore quanto più le barriere si avvicineranno a riva. In quest’ultimo caso possono anche costituire un pericolo per i bagnanti ed i natanti (canoe, pedalò etc.), non capita tutti i giorni farsi un bagno nell’acqua alta e ritrovarsi d’improvviso un ostacolo.
Un’altra stramba teoria sostenuta dall’intervistato è che nella barriera soffolta non ci sono varchi e quindi “essendo continue, non presentano i problemi delle pericolose rip currents durante le mareggiate”. Dimentica che i varchi vengono fatti per aver maggior ricircolo. Non avere varchi significa non avere ricircolo e quindi decadenza della qualità dell’acqua marina. Per assicurare un migliore ricambio d’acqua nella zona interna, si può pensare di rendere tracimabile la barriera in ogni condizione di mare, portando cioè la cresta della struttura a quota inferiore o pari a quella della bassa marea. In tal caso possono non essere più necessari i varchi e si hanno le barriere continue come sembrerebbe nel caso in esame. Quest’ultima soluzione creerebbe si un maggior ricircolo ed eviterebbe la decadenza della qualità delle acque ma, al tempo stesso si avrebbe un maggiore passaggio d’acqua. Bisogna ricordare che le rip currents si determinano in corrispondenza non solo dei varchi, ma anche quando vi è un considerevole passaggio di acqua attraverso la struttura: o attraverso i varchi, o sopra di essa (da ISPRA gennaio 2014 – Linee guida per gli studi ambientali connessi alla realizzazione di opere di difesa costiera). Quindi sta al “Padre del Progetto” capire cosa vuole: acqua sporca o zone potenzialmente pericolose ?
Concludendo, oltre a quanto detto in precedenti comunicati, emerge una differenza che si fa sempre più evidente. Mentre negli altri comuni, negli ambienti politici e amministrativi, affrontando lo stesso argomento, abbiamo suscitato e riscontrato dubbi e perplessità, con l’assessore del comune di Ispica ci si trova d’avanti alla pura e semplice arroganza di chi detiene la verità assoluta, per cui, secondo lui, tutti gli altri sono, o in mala fede, o ignoranti o addirittura inutili. Vorremmo ricordare che prima che fosse eletto Sindaco il Sig. Piero Rustico e nominato assessore il Sig. Mozzicato il mondo esisteva e aveva una propria vita. Ci sono persone che dell’erosione costiera se ne sono occupate anche prima del 2000. Ci sono state persone che se fossero state ascoltate quando si realizzarono gli interventi a mare che sono la causa maggiore dell’erosione, probabilmente non saremo oggi nell’emergenza in cui versiamo.
Ma la politica ultimamente ha bisogno di emergenze per intervenire con urgenza e appiattire ogni opinione critica a puro immobilismo, le conseguenze la maggior parte delle volte è che i rimedi diventano peggiori delle cause o addirittura piazza d’affari (vedi MOSE)’’ .