E’ stata l’Assessore alla Cultura Stefania Campo, con la fascia tricolore, a rappresentare la Città di Ragusa e la sua Amministrazione alla manifestazione NO MUOS che si è svolta nel pomeriggio di sabato 9 agosto 2014, a Niscemi, per protestare contro l’installazione delle antenne del più aggiornato sistema satellitare degli Stati Uniti.
L’Assessore ha voluto sottolineare l’importanza della manifestazione, che ha visto una grande partecipazione di tantissimi siciliani, di molti cittadini italiani e di un discreto numero di stranieri, provenienti da diverse parti dell’Europa. Tutti a portare il sostegno agli attivisti del presidio permanente di Niscemi, in contrada Apa, da dove è partito il lungo corteo pacifico di circa 2.000 persone in direzione dei cancelli della base militare che, per l’occasione, vedeva un ingente schieramento di Forze di Polizia che ha controllato in maniera esemplare lo svolgersi degli eventi.
Stefania Campo si è fatta interprete anche del messaggio del Sindaco Federico Piccitto che in una dichiarazione ha affermato di ”credere fermamente nell’ efficacia di azioni collettive per contrastare la gravità di scelte unilaterali che confliggono fortemente con la natura del nostro territorio, vocato a sviluppare un’economia basata sulle proprie bellezze architettoniche, sulla storia e sulle tradizioni.
La presenza del Muos, invece, oltre a produrre effetti nocivi sulla salute e sull’ambiente, ampiamente dimostrati da studi non “organici”, rischia di fare della nostra terra un avamposto militare.
Si tratta, dunque, di difendere l’integrità del nostro territorio e dell’isola, per questo auspichiamo che il livello di attenzione e di partecipazione delle istituzioni e dei cittadini si mantenga sempre alto e incisivo”.
In qualità di rappresentante del Comune di Ragusa, l’Assessore Campo affiancava i colleghi di Vittoria e di Caltagirone nella vicinanza al primo cittadino di Niscemi, Francesco La Rosa, che ha denunciato l’assenza dei politici regionali e l’abbandono da parte dello stato che non rilascia certezze nemmeno sui possibili rischi per la salute delle comunità vicine agli impianti militari. Presenti anche il comitato delle mamme No Muos, alcuni rappresentanti di Libera e di altre associazioni territoriali ed ambientaliste
La giornata di protesta ha avuto inizio dopo l’ora di pranzo: il lungo serpentone di manifestanti si è mosso a suon di slogan, durante il percorso gli attivisti NO MUOS hanno bruciato i divieti di dimora fatti recapitare a 29 di loro.
La manifestazione per la chiusura della base militare americana di contrada Ulmo, dove sono già in funzione, da anni, 46 antenne al servizio delle comunicazioni delle forze armate statunitensi, è stata finalizzata alla richiesta per la sua trasformazione in un centro di accoglienza, di solidarietà e di pace. I recenti avvenimenti nella striscia di Gaza sono stati l’occasione per condannare anche l’intervento israeliano ed esprimere solidarietà al popolo palestinese. Numerose le bandiere che hanno sventolato inneggiando alla pace.
All’arrivo ai cancelli della base militare, una pacifica invasione attraverso un varco creato nella rete di recinzione, alcune centinaia di dimostranti, a braccia alzate, si sono diretti verso le antenne, all’interno dei cui tralicci si erano appollaiati, da due giorni, sette attivisti che erano riusciti a violare lo stretto sistema di sorveglianza.
C’è stato qualche momento di tensione e qualche lieve disordine, agevolmente contenuto dalla Forze di Polizia in tenuta antisommossa, ma i manifestanti non hanno cercato lo scontro: la loro intenzione era solo quella di ‘’liberare’’ simbolicamente gli attivisti appollaiati sui tralicci.
Agenzie giornalistiche riferiscono di lievi disordini, alla fine della manifestazione, alcuni attivisti, con il volto coperto, avrebbero dato vita ad un lancio di sassi contro le forze di polizia, disperdendosi, subito dopo, nella sughereta circostante. I NO MUOS del presidio, con la diffusione di un video, hanno denunciato che, nella nottata, alcuni attivisti rimasti all’interno della base, sarebbero stati allontanati con la forza.
Pare che ci sia stata una nuova incursione di circa 40 attivisti incappucciati che, dopo aver scavalcato la rete di recinzione hanno inteso raggiungere due compagni rimasti sui tralicci: l’iniziativa, controllata a distanza dalla Polizia, è servita per la ‘’liberazione’’ dei due occupanti e per una foto di gruppo a ricordo dell’azione.
Ora non resta che aspettare il 24 novembre, quando il Tar Sicilia di Palermo dovrà pronunciarsi sulla effettiva legittimità della costruzione del Muos a Niscemi.