La vicenda riguardante la spiaggia di Randello inizia ad assumere i contorni degni del pamphlet, comunque, per i suoi toni pirandelliani meriterebbe di essere affidata alla penna d Camilleri per i tanti aspetti, anche delicati, che emergono dalla sabbia.
Sì, appunto dalla sabbia, non perché ci troviamo a Randello, ma perché si tenta di nascondere male qualche cosa che, inevitabilmente, è destinata a venire fuori.
Gli attori di questa pièce ci sono tutti, i ‘cattivi’, gli ‘sprovveduti’, gli uomini di legge, gli idealisti, i ‘puri’ politicizzati e tutto il contorno di comparse per l’ennesima indagine di Montalbano.
I fatti sono noti: una struttura ricettiva di lusso dell’entroterra costiero ragusano, Il Donnafugata Resort acclara uno dei principi fondamentali del turismo locale, la natura, l’ambiente, la campagna ragusana, il sole, le temperature africane, addirittura il golf, il grande patrimonio artistico architettonico del territorio, l’enogastronomia di eccellenza, non valgono nulla senza il mare.
Pochi se ne vogliono convincere, senza il mare, del paesaggio e del tardo barocco non potremmo vivere.
Ed ecco, allora, che la proprietà della struttura ricettiva mette in moto la macchina delle autorizzazioni per dare uno sbocco al mare ai clienti, che deve essere, però, uno sbocco esclusivo come lo sono tutti i servizi del resort: i clienti non li puoi affidare alla spiaggia della Lanterna di Scoglitti o ai Macconi di Acate, ci sarebbe troppa commistione con gli indigeni locali, meglio la poco frequentala ma preziosissima spiaggia di Randello, patrimonio ambientale inestimabile con le sue dune sabbiose e l’attigua area forestale che ne fanno un sito unico.
Tutto sembra filare liscio e, apparentemente, non ci sarebbero motivi per ostacolare l’iniziativa: dai livelli regionali più alti piovono autorizzazioni, definite o in itinere, dell’Assessorato Territorio e Ambiente, del Corpo Forestale, della Soprintendenza, per arrivare agli uffici comunali dove un Dirigente, con una iniziativa che si vuole far passare come autonoma ma che avrà avuto l’avallo assessoriale, quanto meno informale, esprime l’ultimo parere favorevole occorrente, predisponendo l’iter autorizzativo alla definitiva conclusione positiva.
A questo punto un nutrito gruppo di ambientalisti, in cui sono inseriti anche gruppuscoli di dissidenti grillini in contrasto con l’Amministrazione Piccitto, solleva la questione e ritiene impossibile qualsiasi tipo di autorizzazione che preveda installazioni, ancorché provvisorie che interessino l’area di Randello.
Viene fuori un Comitato per Randello Libera che fa la sua parte e svolge un ruolo determinante per bloccare i lavori e scongiurare possibili concessioni del Comune.
La questione potrebbe considerarsi conclusa: il raduno organizzato dal Comitato nel pomeriggio di domenica 17 agosto poteva essere la festa per il raggiungimento dell’obiettivo, sembra invece che, per volontà degli stessi organizzatori, la vicenda sia destinata ad arricchirsi di altri particolari.
Anche perché non mancano gli aspetti strani e i particolari adatti al migliore Montalbano.
Gli aspetti pirandelliani sono forniti dal Corpo Forestale e dal resort che sembrano, per il loro silenzio sulla vicenda, solo infastiditi: al momento, pare che sia stata resa impossibile la costruzione di uno chalet sulla spiaggia, ma l’area della forestale, all’interno dei cancelli, è dominio dei bus navetta del resort, pare sia stato autorizzato l’ingresso e lo stazionamento di un camion-bar, vetturette elettriche, tipiche dei capi di golf, che, forse, non sono in dotazione alla forestale, circolano e, addirittura, come si vede dalla foto, si riforniscono di elettricità dalla struttura pubblica, la spiaggia è piena di lettini, poltrone, sgabelli e sedie a sdraio in uso ai clienti del resort che arrivano in bus navetta e si lamentano se, per caso, la presenza indiscreta di qualche fotocamera li obbliga a percorrere a piedi l’ultimo tratto verso la spiaggia.
Sì, occorre ammetterlo, non si è ancora riusciti ad interdire l’ingresso nell’area forestale ai comuni mortali.
Tutto fa pensare, però, che sia solo questione di tempo, anche l’ultimo intervento dell’associazione di categoria degli stabilimenti balneari fa pensare che ci può essere il modo per dotare la spiaggia di Randello di adeguate strutture al servizio della balneazione, naturalmente non solo per i resort di lusso.
Con buona pace degli ambientalisti che, da parte loro, hanno pure deluso in occasione del recente raduno sulla spiaggia minacciata dall’american bar per il bagnante d’élite.
Doveva essere, come scritto in un posto su facebook, ‘’una occasione utile per confrontarsi sullo stato dell’arte relativa alla oscura e torbida vicenda dello stabilimento balneare e sui nuovi clamorosi sviluppi dell’”affaire Randello” .
Nuovi clamorosi sviluppi che sono mancati, pare, a causa del vento (!?!) che non avrebbe permesso di esporre documenti importanti: perché non sono stati diffusi tramite stampa o social network ?
A dare un ennesimo tocco di mistero alla vicenda il posizionamento di grossi blocchi in cemento a delimitare e interdire tramite catena con lucchetto, l’ingresso alla spiaggia dal lato Punta Braccetto, lungo il percorso sugli scogli dei ‘Canalotti’: il Comitato riteneva si trattasse di una mossa spregiudicata per limitare l’accesso alla spiaggia, si tratta invece di un gruppo ‘’pro Punta Braccetto’’ che vorrebbe interdire il passaggio indiscriminato di auto sulla scogliera.
Come si vede, gli elementi per farne teatro non mancano, chi si alza comanda e mette sdraio e ombrelloni oppure blocchi di cemento, quale parte vogliono recitare le autorità non è dato sapere.
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