Debbo confessare che non ho avuto nel tempo una sufficiente cultura ambientalista ma che, sia pure in tarda età, ho acquisito quegli elementi essenziali per considerarne l’importanza, lontano, però, comunque, da ogni forma di estremismo che vuole mettere tutto in una boccia di vetro, come si fa con le navi dentro la bottiglia.
Ritengo che ci sia più attenzione all’ambiente in una spiaggia come quelle di Montecarlo, oppressa dal cemento dei grattacieli e dai tubi di scappamento delle lussuose vetture che fanno le vasche fra il porto e il Casinò. Ma sognare che Randello possa ospitare un GP di Formula Uno è sicuramente un’utopia alla luce dei cinquant’anni che ci sono voluti per dotare Marina di Ragusa del suo porticciolo, ancorché turistico e privato.
Lasciare alle future generazioni la pineta di Randello, le dune sabbiose e la spiaggia incontaminata con il suo mare cristallino intatte nel suo solitario splendore naturale può essere intenzione encomiabile e ineccepibile dal punto di vista strettamente ambientale, ma ogni posto va vissuto, sia pure in maniera controllata e rispettosa.
Vorrei capire perché si protesta per il pericolo che potrebbero costituire comitive di turisti ospiti di un resort di lusso, mentre non si leva una sola parola per le orde di giovani che, in barba ad ogni ordinanza e alle più elementari norme igieniche, passano la notte di Ferragosto a bivaccare in tenda sulle spiagge dove, poche ore dopo, i bagnanti dovrebbero godere di bagni di sole e di mare.
Tanto accanimento verso il resort e i suoi ospiti, non una parola sull’indecenza ferragostana.
Ma non è il solo esempio per cui è legittimo pensare che certe proteste possano essere più strumentali che di principio: su quasi tutte le strade del territorio, anche quelle che portano a Randello, la manutenzione e la pulizia sono ormai sconosciute, le sterpaglie a bordo strada abbondano dovunque, accompagnate, spesso, da sostanziosi quantitativi di rifiuti di ogni genere. Ma nessuno se ne accorge.
A Randello si esige ordine e assenza di contaminazione, ci sono spiagge della costa ragusana dove la pulizia è cosa sconosciuta e, peggio ancora, non esiste l’ombra di un cesto portarifiuti. Per non parlare dei siti dove sono allocati i cassonetti che si possono ben definire discariche a cielo aperto, occasionalmente svuotate ma mai bonificate.
A chi il compito di segnalare agli organi competenti ogni offesa all’ambiente e al decoro pubblico ?
Perché nella vicina Kamarina da decenni la spiaggia è riservata e inaccessibile e nessuno si oppone ? Perché altri villaggi vacanze della costa vivono tranquillamente la stagione ? Perché il bersaglio di tutte le critiche è l’amministrazione locale e nessuno pensa di inscenare proteste nei confronti del Corpo Forestale, del Demanio marittimo e della Soprintendenza ?
Troppe domande che non ricevono risposte, orizzonti foschi per il futuro del turismo nella nostra zona.
Una nuova Montecarlo del Mediterraneo, un sogno destinato a diventare pura utopia. E non si dica che, da quelle parti, l’ambiente è dimenticato.