Tutto cominciò con una pedana: qualcuno definisce la vicenda un ‘’affaire’’, si parla di dossier, si esibiscono documenti e fotografie rubate a distanza, si centellina la comunicazione per moltiplicare l’interesse attorno ad una questione che rimane una delle solite storielle di provincia.
Ci sono, eccome, i motivi per esigere rispetto dell’ambiente e della legalità, ma tutto finirà all’italiana, meglio alla siciliana, con qualche compromesso e la naturale affermazione del potere costituito, in questo caso la Regione attraverso le sue varie emanazioni.
Una considerazione va fatta: se non si faceva rumore e si permetteva al resort di aprire il suo piccolo chalet per questo turismo di ‘’èlite’’ tutto sarebbe finito lì.
Oggi, invece, l’interesse è concentrato sulla spiaggia di Randello, gli appetiti si moltiplicano, i bagnanti si chiedono se far fare la pipì al bambino dentro il mare o nei servizi della Forestale, mentre i vacanzieri con canotto e camera d’aria al seguito si chiedono quale procedura seguire per accedere in auto all’area attrezzata, senza dire che i disabili, come avviene in altre aree della Forestale, possono avere libero accesso per comodità sconosciute in altre zone della costa. Non si potrà negare nemmeno la sosta a qualche camion bar attrezzato e ben fornito.
Questo scenario, solo immaginato, trapela anche attraverso le parole del sindacalista dei balneari, Firullo, che, in un comunicato, parla di concessioni già assegnate per ‘’un servizio che curi, in particolare, il salvataggio, il primo soccorso con mezzi di salvataggio; la pulizia della spiaggia sia d’estate che d’inverno; i servizi igienici, le docce e l’accesso e la sosta dei disabili, e posti di lavoro specie per i giovani disoccupati”.
Firullo conforta le ipotesi di quanti ritengono che, alla luce delle normative vigenti, nulla si può fare per ritirare le concessioni e fermare gli stabilimenti, perché tutte le regole sono state rispettate, dalla struttura in legno e precaria, alla distanza dalla battigia, al fatto che si tratti di servizio alla balneazione.
Si afferma sempre di più, invece, la convinzione che tutta la vicenda sia stata sfruttata e strumentalizzata, per fini politici, da ben identificati personaggi, per colpire il Sindaco Piccitto e la sua amministrazione.
E, mentre prima tutto si sarebbe limitato a qualche isolato servizio per un turismo esclusivo, ora montano i dubbi su un tipo di ambientalismo che vorrebbe ingessare tutta la costa, rifiutando infrastrutture balneari e strutture per limitare l’erosione delle spiagge.
Una volta calato il vento che aveva impedito la diffusione del dossier del Comitato Randello Libera, viene fuori la prima puntata di questo rapporto che, contrariamente alla propaganda preventiva, non ha fatto mergere fatti nuovi o scottanti.
Sostanzialmente una delusione, nonostante si voglia far passare la vicenda per ‘’un episodio opaco ed inquietante’’ facendo trapelare rassegnazione quando si dice che ‘’ rischia di infliggere una ferita dolorante ad un luogo di grande fascino, di estremo interesse ambientale’’, segno della consapevolezza che tutto è già deciso.
Non si comprende il significato delle parole riferite al luogo che sarebbe ‘’di rilevante potenzialità economica per il turismo nel nostro territorio’’, senza specificare attraverso quale tipo di turismo.
Per il resto la prima puntata del dossier mostra una documentazione ufficiale di atti e comunicazioni della Forestale che non fanno altro che acclarare il rispetto delle normative vigenti.
Più probanti sono gli interrogativi che il Comitato si pone e la documentazione che mette in risalto particolari veramente imbarazzanti per la Forestale e la proprietà del resort.
Per noi poco importa se a calpestare l’animaletto che sbuca dalla sabbia sia il sandalo di Hermès o l’infradito da 4 euro dell’ipercoop: imbarazzanti sono il via vai di mezzi all’interno dell’area forestale, il gruppo elettrogeno imbracato in mezzo alla folta vegetazione senza alcun sistema di sicurezza antincendio, il camion-bar piazzato all’interno dell’area, il ronzio delle vetturette elettriche e la folla di vigilantes che creano una strana commistione fra pubblico e privato in un’area dove acqua, energia elettrica per le vetturette e servizi igienici sono messi a disposizione del privato che li utilizza per fini di lucro, la concomitante permanenza dei cartelli di divieto per i comuni mortali che non possono accedere in auto e, forse, non possono nemmeno usufruire dei cessi.
In tutto questo bailamme di dossier, foto e documenti, si palesa anche un non indifferente danno di immagine per il Resort che, sicuramente, dal primo momento, ha gestito malamente la situazione.
Un turismo che ci si sforza di definire d’èlite ma che si comprende difficilmente vedendo arrivare i clienti in spiaggia con un volgare bus turistico: ci vorrebbero quei pullman turistici ‘cabriolet’, a tetto scoperto, con sedili di vimini che darebbero sì un tocco di raffinatezza alla struttura e alla clientela, oppure le ‘’Ape taxi’’ in uso a Capri o normali ‘spiaggine’ nei vari modelli che derivano tutti dalle fantasiose e raffinate pretese di Gianni Agnelli.
Esilarante poi la visione immaginaria dei turisti con la vescica piena trasportati al gabinetto, distante mille e duecento metri dalla spiaggia, in motoretta elettrica o golf-car, meno divertente se si pensa agli effetti dei sobbalzi sulle vesciche stracolme.
Ciliegina sulla torta, sempre ripresa dalla esaustiva pagina facebook del Comitato, l’intervista del GR RAI ad un responsabile del resort che, con un grave deficit di comunicazione, dice testualmente:
‘’abbiamo tutti i permessi e tutte le autorizzazioni, per quanto riguarda il traffico di pullman e di vetturette elettriche – mentre la telecamera inquadra un cartello di divieto di accesso che sarebbe riservato solo ai mezzi della Forestale – QUESTO E’ UN POSTO PUBBLICO PER CHIUNQUE, NOI ENTRIAMO PER PORTARE I NOSTRI CLIENTI’’.
Da domani, quindi, liberamente, tutti dentro l’area forestale di Randello, senza dimenticare l’auto!
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