Non si può dare che un giudizio positivo sui festeggiamenti in onore del Santo Patrono della Città e della Diocesi di Ragusa: Festa sostanzialmente di Fede e di Devozione, come sempre ha voluto la Chiesa, come ha sempre condiviso il Comitato organizzatore, come hanno appoggiato le amministrazioni e gli sponsor che altrimenti avrebbero potuto esigere qualcosa di diverso in cambio del sostegno economico.
Ma, soprattutto, una Festa sostanzialmente sempre la stessa che i ragusani hanno mostrato di non voler modificare.
Una Festa che, negli ultimi anni, ha visto una attenzione particolare per aspetti culturali dei festeggiamenti che, come è facilmente comprensibile, non trascinano le folle come il cantante o altre espressioni folkloristiche che sono rimaste sempre lontane dalla programmazione in onore del Battista.
Una Festa, per restare a questa del 2014, che ha visto luminarie eleganti, iniziative culturali di rilievo, la seconda edizione del SanGiovArt, festival dei talenti locali, la rassegna teatrale, le iniziative di carattere religioso, sempre assai seguite, le manifestazioni, ormai tradizionali, del Trofeo Ciclistico e del Raduno del Cavallo Ibleo, e quella che resterà l’iniziativa destinata a durare negli anni, la costituzione della Rete dei Comitati che si occupano di organizzare feste religiose nel territorio del sud-est della Sicilia.
A complemento di tutto, il riavvicinamento in centro storico della tradizionale fiera, le ‘’bancarelle’’, in un tentativo, in parte riuscito, di avvicinare il sacro e il profano della festa.
Al di là di qualche inevitabile malfunzionamento di qualche rotella di tutto l’ingranaggio, resta il giudizio positivo per l’organizzazione. Sparute e isolate critiche sono da annoverarsi solo fra comprensibili diversità di vedute o fra le posizioni strumentali, entrambe da considerare nella giusta misura, per la loro intrinseca valenza e con il necessario distacco.
In particolare, come giornale, non avremmo mai pensato a mettere in luce qualche particolare da rivedere, lo avremmo potuto fare quando si fosse cominciato parlare della prossima ricorrenza, meno che mai a meno di ventiquattro ore dalla fine dei festeggiamenti.
Troviamo, invece, sulla rete, un invito esplicito del Comitato dei festeggiamenti a far girare alcune precisazioni che si ritengono necessarie in merito a ben specificate critiche che circolano sul web.
Il Comitato non accetta, come sottolinea, ‘’che si diano offese gratuite all’organizzazione, specie dopo mesi e giorni di lavoro intenso, e tantissimi problemi, senza capire quali siano le reali cause e responsabilità di alcune problematiche’’. Riteniamo legittime le rimostranze e il diritto di replicare alla critiche, anche se notiamo una malcelata intempestiva irritazione per qualche aspetto non condiviso dei festeggiamenti.
Una delle critiche più diffuse è stata quella del passaggio della Statua in processione fra le bancarelle, fra settori merceologici magari non consoni al corteo religioso, come i servizi di ristorazione o quelli che si avvalgono di emissioni sonore per incentivare la vendita
Criticità che è stata, sostanzialmente, riconosciuta, anche se non sarebbero stati pochi gli sforzi di ottimizzare le condizioni lungo il percorso, senza dire che, anche negli anni passati, la processione ha attraversato pure viale Ten Lena e la piazza Libertà dove c’erano sempre le bancarelle.
Critiche sono state anche espresse per lo spettacolo dei fuochi pirotecnici che, a molti, non è piaciuto, per i colori e i ‘disegni’ ritenuti insoddisfacenti, in parte oscurati dal troppo fumo che stentava a diradarsi, e per la ridotta quota a cui si esprimevano i fuochi.
Su questo è stato in particolare Andrea Criscione, curatore degli stessi in seno al Comitato, che ha voluto precisare alcuni aspetti, con particolari squisitamente tecnici: problemi allo spettacolo pirotecnico, anche questi riconosciuti dal Comitato, non sono addebitabili alla ditta Chiarenza, che già, ampiamente negli anni passati, ha dimostrato la sua professionalità, ma alle condizioni meteo-atmosferiche che, per l’elevata umidità, hanno creato condizioni di aria ferma che non ha favorito il diradarsi tempestivo del fumo, appannando la visione dei colori.
Al riguardo ci permettiamo aggiungere che tutto è condizionato dai fondi disponibili e, in particolare da quelli che vengono destinati ai ‘’fuochi’’, per cui, d’altronde, non sono sempre condivisi progetti eccessivamente dispendiosi, soprattutto in un momento di grave crisi sociale ed economica.
Su tutto grava anche la scelta di ospitare i ‘’fuochi’’ nel centro abitato, per cui si deve sottostare a precise normative riguardanti il calibro delle ‘’bombe’’ che, altrimenti, potrebbero essere ‘’sparate’’ molto più in alto, con innegabili effetti scenici di tipo diverso.
Al riguardo va sottolineata anche la presenza di un balzello, tipicamente italiano, dovuto alla presenza, sul territorio dell’aeroporto di Comiso, che obbliga al versamento di una tassa, per lo sparo di fuochi pirotecnici, nelle casse dell’ENAC, e grava sulle esigue casse degli organizzatori.
Per la cronaca non mancano altre critiche, per cui, almeno per ora, non sono pervenute precisazioni degli organizzatori, sullo stato delle strade percorso della processione, sulle motivazioni dell’assenza della Banda Comunale, che alcuni riterrebbero, come Banda di San Giorgio, restia a riconoscere il Santo Patrono della Città e della Diocesi, sulla ormai cronica mancanza di uno spettacolo musicale degno di tale nome per la serata conclusiva dei festeggiamenti, sulla coreografia, ritenuta modesta rispetto a quelle del vicino territorio siracusano, per l’uscita del Santo sul sagrato della Cattedrale, prima della solenne Processione.