Ai ragusani è mancata, per l’umidità elevata la fantasmagoria cromatica dei fuochi pirotecnici, ma in compenso può godere dei giochi di parole delle forze politiche che hanno trovato nei festeggiamenti per il Santo Patrono della Città l’occasione post feriale di scagliarsi contro l’amministrazione comunale.
Al gioco hanno contribuito i responsabili de Comitato organizzatore che hanno dato eccessivo peso e hanno voluto ribattere a qualche inevitabile, e, in qualche caso, forse, giustificata critica, amplificando tutta una serie di rilievi e di osservazioni che, addirittura, qualcuno vuole considerare in quantità industriale.
Quale migliore occasione di fare opposizione trasformando la Giunta nel capro espiatorio ?
Troppa enfasi, troppa teatralità verbale per delle responsabilità dell’amministrazione che sono solo marginali e per scelte, peraltro, condivise.
Cosa si contesta? Il circolo del PD, ‘Rinascita Democratica’, con un comunicato a firma del consigliere comunale D’Asta, riporta quanto evidenziato dal coordinatore di circolo avv. Francone e da Agata Pisana, componente della segreteria, in merito alla sistemazione delle bancarelle rivelatasi inadeguata per la festa e che ha determinato una situazione definita, nel complesso, vergognosa. Solo Vito Piruzza, da ‘vecchio’ e vissuto democristiano, ha evitato di enfatizzare le critiche, richiamando, salomonicamente la speranza che eventuali errori possano essere d’insegnamento per la prossima edizione della festa.
Meno enfasi nel comunicato del coordinamento cittadino di Territorio, ma assoluta decisione nello stroncare l’amministrazione Piccitto, rea per aver rovinato la Festa, riuscendo a distruggerne il tradizionale clima. Anche se, richiamando la valanga di critiche e di proteste espresse sui social network, lo stesso coordinamento si affretta a precisare che alcune di queste sono ‘’decisamente pretestuose’’.
Secondo Il parere degli uomini di Territorio, ci sono state decisioni assunte con superficialità, l’avvicinamento delle bancarelle al centro, sperimentazione portata avanti anche dalla precedente amministrazione, si è rivelato dannoso per la processione, costretta ad inoltrarsi in un budello costellato di fumi di salsiccia arrosto, venditori di padelle e camerieri affannati a recapitare i coni gelato alla clientela accaldata. Errori in serie, informazione carente, impossibilità temporanea di usufruire dei parcheggi multilivello, che sono stati un biglietto da visita assai negativo, non solo per i ragusani ma anche per i tanti turisti, già alle prese con le inconcepibili chiusure del Castello di Donnafugata e dell’ufficio turistico.
La lettura dei comunicati provoca solo sete di onestà intellettuale: anche volendo trasformare la Festa del Patrono in strumento di contrasto all’amministrazione in carica, non si può stravolgere la realtà.
Da quanto appreso, dalle stesse fonti interessate, per la prima volta, il Comitato dei Festeggiamenti è stato chiamato a condividere alcune scelte di competenza comunale, restando l’organizzazione di competenza, esclusivamente, del Comitato e della Cattedrale, soprattutto per quanto attiene agli aspetti squisitamente religiosi.
Qualcosa non avrà funzionato per il giusto verso, ma a quelli che fanno tutto questo chiasso per pochi metri di percorso nuovo della processione va ricordato che, fino all’anno scorso, la Statua del Santo è passata in viale Ten Lena, come pure quest’anno, costeggiando una fila di bancarelle di pentolame, dolciumi, cibo di strada, casalinghi, vestitini e bigiotteria, tavolini di bar e di paninerie.
L’esigenza di avvicinare la Festa alla Cattedrale, anche nei suoi aspetti profani, è la Chiesa a sentirla, altrimenti le bancarelle trovavano idonea collocazione al viale Colajanni, come è stato per anni.
Anche la storia della sicurezza per via Mons. Rizzo, la sopraelevata, è questione di lana caprina, perché sono gli ambulanti a restringere, artatamente, lo spazio destinato al passaggio, come avviene anche al mercato settimanale, invadendo e occupando spazi oltre il consentito, senza che nessuno, mai controlli.
Piuttosto va ricercato un idoneo servizio d’ordine specificatamente per il lungo corteo dei ceri: qualche cameriere irriverente si sarà permesso di attraversare più volte il corteo, ma lo stesso fa anche la gente, naturalmente non tutta, che, fra l’altro, durante la processione fuma, discute con il vicino, parla al cellulare, si ferma a discutere con amici incontrati lungo il percorso, si rifiuta di non dare soluzione di continuità al corteo perché aspetta il parente o l’amica.
Piuttosto, quella che va messa a fuoco è l’interdizione di un più ampia zona al traffico veicolare, perché il lavoro, sempre eccezionale, organizzato dal Comando della Polizia Urbana non può essere complicato dalla gente che deve vedere la Processione come al drive in o, subito dopo il passaggio, deve immergere l’auto fra i tanti pedoni, per far ritorno a casa: la piazza alla confluenza fra il viale Ten. Lena, la via Mons. Rizzo e la via Libertà, come si può vedere dalla foto, al passaggio del Santo, è diventata un parcheggio a cielo aperto, nonostante la presenza di una pattuglia della Polizia Urbana, con auto sui marciapiedi e motociclette che si insinuavano fra la folla.
Per una sera, limitare il passaggio ai soli residenti non sarebbe male, entro un perimetro quanto mai allargato, anche per una efficace riduzione dell’inquinamento.
Invece ci si preoccupa di usufruire del parcheggio multilivello a due passi dalla Cattedrale, per impinguare confusione e traffico: un modo come un altro per riempire i comunicati.