Tutto è iniziato alle 20:15 di ieri sera, quando la Polizia di Stato è intervenuta in seguito ad una segnalazione telefonica pervenuta sulla linea d’emergenza 113 e ha ricevuto una richiesta d’intervento perché una donna era stata uccisa da un colpo d’arma da fuoco. Oggi alle ore 08.40 una pattuglia della Squadra Mobile ha intercettato l’uomo in aperta campagna: oltre 30 agenti di Polizia hanno accerchiato e in seguito catturato AYED Rafih nato in Tunisia nel 1954, già conosciuto dalle forze dell’ordine per diversi reati: associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, porto abusivo di armi clandestina, detenzione di armi, interdizione legale dai pubblici uffici, interdizione della potestà genitoriale, rapina e ricettazione. L’uomo è residente a Comiso e abita proprio vicino alla zona dove è stato consumato il delitto.
La telefonata al 113 segnalava che una donna, nel corso di un’animata lite avvenuta tra vicini di casa, era rimasta ferita e pertanto era necessario con urgenza l’intervento di un ambulanza e della Volante della Polizia di Stato. La situazione è apparsa subito disperata: si sono susseguite, infatti, diverse e concitate telefonate in quanto la donna stava morendo e quindi si sollecitava l’intervento del 118. Nel frattempo, anche la Volante arrivata sul posto aveva accertato che non c’era tempo da perdere. Nel frattempo, è stata allertata la Squadra Mobile per avviare un’indagine e ascoltare i testimoni. La donna deceduta, grazie all’intervento della Polizia Scientifica, è stata subito identificata per AYED Sylvie Monjia nata in Tunisia di 37 anni. Il corpo si trovava nei pressi di alcuni impianti serricoli di pertinenza dell’abitazione della donna. Gli operatori di Polizia hanno appreso che la donna, in effetti, a seguito di una lite con il padre (cosa che capitava di frequente), era stata ferita da colpi di arma da fuoco e che l’uomo dopo aver sparato si era dileguato per le campagne circostanti.
Il personale della Polizia Scientifica intervenuto sul posto ha ritrovato e sequestro di 1 bossolo calibro 7,65, parte della cartuccia esplosa all’indirizzo della vittima. Gli uomini della Squadra Mobile si sono divisi in più gruppi: quello più consistente unitamente alla Squadra Volanti di Ragusa, al Commissariato di Vittoria ed a quello competente per territorio di Comiso si è messo alla ricerca dell’uomo attraverso le campagne circostanti. Avvisati i vicini di casa della presenza del fuggitivo e messa una volante a presidiare l’abitazione della donna e proteggere i superstiti, i figli minori della donna sono stati affidati temporaneamente ad una vicina di casa, fino a quando non è intervenuto l’Ufficio Minori della Polizia di Stato che ha segnalato quanto successo alla Procura dei Minori di Catania ed ai servizi sociali di Comiso unitamente alla psicologa per un primo sostegno. Le ricerche palmo a palmo del fuggitivo hanno dato esito negativo per le prime 10 ore ma grazie ad indagini di tipo tecnico scientifico e allo studio della morfologia del territorio, è stata individuata l’area di interesse investigativo, dove il fuggitivo poteva essersi nascosto.
Alle ore 07.50 di oggi, il fuggitivo è stato individuato da una posizione privilegiata grazie a termocamera di precisione e quindi il cerchio veniva stretto sempre più velocemente. Alle ore 08.40 due uomini della Squadra Mobile lo hanno raggiunto e quando a 50 metri di distanza il criminale si è accorto della loro presenza, è stato notato il lancio di un oggetto, probabilmente la pistola, in un dirupo. Ancora in corso, dunque, le ricerche dell’arma anche se l’arrestato asserisce di non aver gettato nulla ma che gli è caduta durante la fuga e non ricorda dove. Nonostante tutto è stata effettuata una ricerca in zona con esito negativo e nelle prossime ore interverranno anche le Unità Cinofile Antiesplosivo. L’uomo una volta ammanettato è stato portato sui luoghi del delitto con gli Ufficiali ed Agenti di Polizia Giudiziaria che hanno operato l’arresto al fine di ripercorrere le fasi della lite e del conseguente tragico evento, nonché per ricercare l’arma, ma ad oggi non è stata rivenuta.
È stato individuato, invece, il luogo dove AYED aveva l’abitudine di occultare l’arma, un muretto a secco dove era stato ricavato un incavo invisibile a chi passava vicino ma perfetto per detenere l’arma, soprattutto perché sempre nella sua disponibilità e pronta all’uso. L’uomo giunto nei pressi della propria abitazione, mentre faceva i bagagli per il trasferimento in carcere, continuava a ripetere di voler uccidere il genero e che di questo avrebbe gioito ma che non voleva ammazzare la figlia; quest’ultima le si era scagliata contro e lui aveva fatto fuoco. Tutti i testimoni ascoltati hanno dichiarato che da sempre i rapporti familiari era particolarmente tesi e che le minacce dell’uomo non erano state prese in considerazione proprio perché mai andate oltre l’uso di parole forti e piene di odio, senza mai passare alle vie di fatto.
La Polizia di Stato al termine della prima fase delle indagini ha proceduto al fermo di indiziato di delitto, stante anche il pericolo concreto di fuga già messo in atto da AYED e per la sua indiscussa pericolosità sociale. In queste ore il Sostituto Procuratore Dott. Scollo Gaetano procederà negli uffici della Squadra Mobile all’interrogatorio del fermato alla presenza del legale di fiducia al fine di chiarire la sua posizione. La Polizia Scientifica sta completando gli accertamenti balistici effettuati sul posto, elemento che potrà fornire ulteriori dettagli agli investigatori. Il medico legale a giorni effettuerà l’esame autoptico presso il cimitero di Comiso.
L’Ufficio Minori della Questura di Ragusa ha assistito il padre e la nonna delle bambine per le fasi delicate della comunicazione di quanto accaduto, peraltro già in parte appreso nelle fasi concitate della lite e dei soccorsi con l’intervento della Polizia. I minori saranno seguiti oltre che dai familiari anche dai servizi sociali e da una psicologa vista la delicatissima fase che stanno attraversando.