RAGUSA – E’ un pomeriggio di Novembre, uno dei tanti. Sono le 17 e fuori è già buio. Inizia a piovere e tutto lascia presagire ad un pomeriggio uggioso e “bagnato”. L’appuntamento con Salvatore Campo è davanti alla sua attività di gastronomia a Ragusa. Ci apre la porta sfoderando, quasi fosse una spada, un sorriso che pare cancellare e illuminare quel pomeriggio che solo pochi istanti prima era spento, buio, privo di luce.
Un sorriso sincero lo riconosci dagli occhi che brillano. E a Salvatore gli occhi brillano di entusiasmo come pochi.
Ci dice, avvicinandosi : “Trasiti, prego, bedi picciuotti”.
Lui è indaffarato nel suo lavoro di cuoco; insieme alla moglie infatti gestisce un rinomato locale di gastronomia che da anni delizia i palati dei ragusani e non solo. Ce ne accorgiamo subito entrando nel suo regno: la cucina; l’odore dei suoi manicaretti avvolge e rapisce il nostro olfatto facendoci perdere per un attimo il proverbiale senso del dovere che ha un cronista. Salvatore non si sottrae alle domande, non si è mai tirato indietro, anzi ha raccontato a 360 gradi la sua vita, il suo impegno e il suo straordinario percorso che da ateo lo ha visto convertirsi in un amore autentico verso il Signore e verso il prossimo, in particolare verso i bambini del Madagascar cui nutre un affetto particolare.
La prima domanda è di quelle secche, che servono a rompere il ghiaccio. Chiediamo “Chi è Salvatore Campo ?”.
Lui ride, sicuro della risposta. “Sono semplicemente un uomo al servizio del Signore. Vi confesso che ho iniziato a frequentare la Chiesa a 35 anni, poi grazie all’esperienza spirituale del “Cursillos di Cristianità in Italia” ho avuto una conversione al Cattolicesimo. Prima ero un ateo che credeva di essere un cattolico. Non andavo a messa, per me la Chiesa era solo una struttura muraria in cui si celebravano matrimoni, battesimi e funerali. Adesso invece credo che la Chiesa siamo noi ed è grazie al Signore se mi trovo, da molti anni, a fare del volontariato con le missioni delle Suore del Sacro Cuore in Madagascar”.
“Nel tuo percorso c’è stato qualcuno o qualcosa che ti ha spinto o comunque dato la forza per proseguire?”
“In tutto questo tempo non ho mai chiesto nulla a nessuno perché leggendo un testo di Madre Teresa di Calcutta mi rimase impressa la frase che porto sempre nel mio cuore “La carità non si dona ma si cerca”. Senza dubbio anche il libro “Quando il maestro parla al cuore” di Gaston Courtois ha influito e influisce anche oggi nel il mio impegno verso il prossimo”
“Perché nasce il progetto ‘Ponte della Solidarietà per il Madagascar’ ? ”
“Il progetto nasce nel lontano 1998 con l’adozione a distanza di Mamero, una graziosa bimba di 3 anni. Oggi Mamero vive nella capitale Antanarivo in maniera dignitosa come ogni essere umano dovrebbe vivere. A questa iniziativa poi altre famiglie iblee hanno contribuito volontariamente alle adozioni. Dal ’98 ad oggi ben oltre 100 sono i bambini adottati. Il progetto ‘Ponte di Solidarietà – Laici volontari di Ragusa’ nasce, quindi, per contribuire alla salvezza del popolo Malgascio, sicuramente meno fortunato di noi, e per dargli un futuro più dignitoso. E’ questo l’obiettivo di noi laici volontari: far crescere sempre più il numero dei bambini adottati. Così facendo abbattiamo l’analfabetismo che è il neo del Madagascar. Noi laici volontari non siamo dei supereroi ma semplici persone che hanno saputo ascoltare la Buona Novella. Il nostro scopo è quello di occuparci dei bambini. Solo loro possono cambiare il futuro e il destino di un Paese che ha grandi carenze, anche infrastrutturali. Pensate che una volta per fare 60 km c’ho messo 6 ore…”
“… un po come qui in Sicilia ?”
Salvatore coglie l’ironia della domanda e simpaticamente annuisce. “Mi considero un apolitico, ma se fossi il Presidente del Consiglio la prima cosa che farei è la redistribuzione del reddito. Sarebbe cosa buona e giusta, tanto per citare qualcuno di mia conoscenza”.
Ci congediamo da Salvatore con ultima domanda: “Cosa vorresti fare da grande ?”
“Da grande vorrei avere più tempo da dedicare ai miei bambini. Abbiamo realizzato una scuola, un pozzo dove attingere acqua. Tanto è stato fatto ma tanto altro bisogna ancora fare. Vorrei, ad esempio, portare a termine il progetto della mensa per i bambini da realizzare ad Amboasary. Non chiedo altro”.
Quando parli con Salvatore il tempo scorre lentamente ma con una velocità impressionante. E’ già volata un’ora. Vogliamo credere che il tempo sia galantuomo ma stavolta non lo è stato affatto, avremmo voluto continuare ma i primi clienti sono già alla porta pronti per essere serviti.
Salvatore Campo è un uomo straordinario, in lui la fede lo ha spinto dove pochi avrebbero osato, mai timoroso delle circostanze. Ci saluta con un abbraccio avvolgente, un gesto antico quanto l’umanità ma ne percepisci tutto il calore che ti entra dentro l’anima. E forse da lì non uscirà mai più.
Usciamo fuori e ritroviamo lo stesso buio, la stessa pioggia. Ma l’aver incontrato Salvatore ci da la sensazione che fuori ci sia una luce diversa, una nuova speranza. Ciò che conta non è fare molto ma metterci molto amore in quello che si fa. Il mondo cambierà se ognuno di noi sarà capace di questo.