Un altro pezzo dell’identità territoriale della provincia di Ragusa è andato perduto. Giusto o sbagliato? Sarà il tempo a dirlo. Di certo c’è che, dopo la decisione adottata dal Consiglio camerale, sabato scorso, la Camera di commercio del capoluogo ibleo cesserà di esistere e sarà accorpata con gli enti camerali di Catania e Siracusa.
E indietro non si potrà più tornare. Il presidente della Camcom di Ragusa, Giuseppe Giannone, quasi per certificare questo momento epocale, e per avere, in qualche modo, il conforto del territorio rispetto a una scelta così importante, ha chiamato a raccolta i parlamentari nazionali e regionali dell’area iblea, i rappresentanti delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali.
Alla senatrice Venerina Padua e ai deputati regionali Nello Dipasquale e Pippo Digiacomo, che hanno risposto all’invito, è stato chiesto di diventare i portavoce, nei tavoli istituzionali regionali e nazionali, delle problematiche connesse alla gestione derivante dal processo di riforma, anche in relazione alle specificità del sistema camerale in Sicilia. Anche perché una volta che si è scelta la strada dell’accorpamento, nel quadro del processo di riforma avviato da Unioncamere in tutto l’ambito nazionale, si dovrà ora monitorare il più possibile questo percorso per evitare che si possano registrare intoppi di qualsiasi natura, così come è facile, del resto, prevedere. Nelle dichiarazioni fatte durante l’apertura dei lavori, il presidente Giannone ha voluto però precisare: “Non siamo di fronte ad un funerale bensì ad una nuova sfida, nella quale il territorio ibleo potrà giocare un ruolo di grande valore.
Isolamento e contaminazione: sono queste le due visioni che albergano nel nostro mondo imprenditoriale alla luce di questo accorpamento. Ovviamente c’è la paura di essere sovrastati da un sistema più grande, nel quale le peculiarità e le eccellenze ragusane potrebbero non avere lo spazio che meritano. D’altro canto è innegabile che recitare all’interno di un soggetto più forte, autoritario rispetto al quadro camerale di tutto il Mezzogiorno, potrebbe essere una spinta fondamentale per imporsi in un mondo dove le leggi economiche sono cambiate e dove la rete vince sulle singole realtà. È ovvio che le scelte politiche che hanno imposto questo accorpamento non sono condivisibili, si tratta di un provvedimento poco coraggioso per rimediare ad una serie di criticità presenti negli enti intermedi. Sintetizzando potremmo dire che la scelta del Governo è stata quella di ‘buttare via il bambino con l’acqua sporca’.
Partendo da questo, però, credo fortemente che si possa ‘fare buon viso a cattivo gioco’. La nostra realtà imprenditoriale deve credere nelle proprie forze, attraverso le quali potrà incidere all’interno della nuova Camera di Commercio, inserita nel soggetto macroterritoriale del Sud-est siciliano ormai a più livelli riconosciuto”. La nascita della nuova Camera di commercio è avvenuta in maniera formale anche se ci vorrà ancora un altro anno di tempo perché l’accorpamento diventi effettivamente concreto.
Tra le questioni pratiche che emergeranno merita evidenza la progressiva riduzione del diritto annuale che toccherà il 50 per cento nel 2017, in stretta relazione al costo del personale. Uno dei nodi più importanti da sciogliere riguarda proprio il personale anche con riferimento al peso delle pensioni, a carico del sistema camerale. I sindacati e le associazioni di categoria hanno chiesto che il numero dei dipendenti non sia toccato.