La foce scompare. Accade ogni anno. Un fenomeno che si ripete. E che per fortuna non è ineluttabile. Nel senso che con l’arrivo della primavera la situazione si normalizza. Fino ad un certo punto. Esiste una preoccupazione di massima. Dovuta al fatto che le acque salate del mare si insinuano con prepotenza sempre maggiore all’interno dell’alveo fluviale con tutto quello che ciò comporta dal punto di vista della destabilizzazione di flora e fauna.
Un problema complesso da risolvere. Che ha già appassionato gli esperti. Soprattutto i rappresentanti delle associazioni ambientaliste. I quali, però, non sanno quali indicazioni tratteggiare. Il problema principale è che le dune potrebbero, seriamente, rischiare di scomparire. Anche perché se non è in atto una erosione, poco ci manca. Il sistema dunale sabbioso risulta essere sempre meno consistente. E tutto questo favorirebbe quell’erosione destinata a sconvolgere, per sempre, quel tratto di costa tra i più apprezzati del litorale ibleo. Ma cosa si può fare per invertire la tendenza? L’interrogativo è legittimo.
Perché a fronte di una selva di progetti, quello più consistente è l’antierosione costiera di circa 900mila euro finanziato dal ministero dell’Ambiente, si rischia di dovere fare i conti con l’ennesimo buco nell’acqua. Secondo gli ambientalisti di Legambiente, i quali però negano che esista nella zona il fenomeno dell’erosione, il problema è da considerare nella sua globalità. Cioè il porto di Marina di Ragusa ha determinato fenomeni tesi a trattenere la sabbia. Non è con la creazione di ulteriori barriere rigide che si troverebbe una soluzione alla delicata questione.
E sebbene i tecnici della commissione scientifica della riserva Irminio, istituita in seno alla Provincia, abbiano fornito un parere da loro stessi definito “articolato”, esprimendo dubbi sulle barriere rigide, l’impressione è che, in assenza di dati aggiornati, non si sappia cosa sia meglio fare per evitare la scomparsa della foce. E, nel frattempo, il mare avanza.
foto: valdinoto.it