E’ quasi San Giuseppe. In molte case santacrocesi, da domani inizieranno i preparativi per “stirare a tavula”. Dal pane ai dolci nulla può mancare e le famiglie si riuniscono in una tradizione che coinvolge anche i bambini. Ognuno ha il suo “compito”. Tutti partecipano e il fattore comune è la fede. Chiedere chi è per voi San Giuseppe? Ti fa guardare con sospetto. “San Giuseppe pi nui e pi tutti è u Patriarca” (San Giuseppe per noi e per tutti è il Patriarca).
Ti guarda avvilita, la nonna, come per dirti: ma che domanda fai!!!!Poi ti spiega il “Pani Pulitu” Bene immateriale dell’umanità, ogni forma ha un significato. A “I Uccidai” dalla forma rotonda, rappresenta l’uguaglianza tra i popoli. “U Vastuni” la regalità del Santo. E poi “A Varva” Le sue iniziali “S G”. Ti dice che a decorare la sacra tavola saranno le arance amare, per ricordare che nella vita ci sono anche le amarezze le difficoltà ma poi c’è il “lauri” (il grano) che ricorda la fertilità. Non manca nulla in questa tavola, che negli anni è diventata sempre più ricca ma sempre nel rispetto della tradizione della fede. Le frittate, il baccalà, le polpette di riso, tutto nel rispetto della scala alimentare. Il posto d’onore al pane e alla fine i dolci.
Tra poco è San Giuseppe e la più sacra delle famiglie si presenterà alla porta. San Giuseppe busserà due volte alla porta chiusa. Apre la padrona di casa che farà lavare le mani al Santo. Porteranno in dono la grazia e la serenità.