L’accusa per i quattro tunisini incensurati, coinvolti nell’assassinio di Nicu Radicanu avvenuto a Costa Esperia nell’ipparino, è di quelle pesanti: omicidio, sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo aggravata. Accuse da cui si sono dovuti difendere durante l’interrogatorio portato avanti dal giudice per le indagini preliminari Andrea Reale che, dopo aver ascoltato le ragioni degli accusati, ne ha convalidato l’arresto. Durante l’interrogatorio sono emerse delle novità rispetto a quanto dichiarato dai quattro tunisini alla polizia e al pubblico ministero Monica Monego. Si aggrava invece la situazione per il 27enne Marouane Tebra, ritenuto l’esecutore materiale del delitto. L’uomo pare abbia divelto una sbarra da una recinzione per assestare i primi colpi non mortali alla testa di Radicanu e poi quelli di grazia che hanno interrotto l’agonia del romeno. Al vaglio degli inquirenti la posizione degli altri accusati che si addossano l’un l’altro le responsabilità.
Gli altri reati sono sequestro di persona, della romena di 53 anni che era da un mese compagna del connazionale, e violenza di gruppo a più riprese. Le dichiarazioni rese dagli imputati ai magistrati avranno come riscontro le immagini della videosorveglianza esterna al luogo del delitto, immagini che inquadrerebbero molte delle scene di ciò che è accaduto. I quattro restano in carcere.