E’ arrivata la prescrizione a graziare i dieci presunti tombaroli accusati di reato di associazione a delinquere finalizzata a scavi archeologici non autorizzati. A darne conferma è stato il pm Valentina Botti che ha chiesto la chiusura del procedimento per intervenuta prescrizione dei termini. La sentenza è stata emessa dal gup Claudio Maggioni ma nessuno degli imputati ha rinunciato all’assoluzione per prescrizione.
Le indagini partirono da una presunta banda dedita alla gestione di un cospicuo traffico di reperti archeologici avvenuto tra il 2003 e il 2006. Gli accusati avrebbero trafugato nei pressi di Camarina (nella foto) dove alcuni di loro sono stati fermati. Dopo le perquisizioni degli agenti sono stati trovati metal detector e attrezzatura elettronica che verosimilmente veniva usata per depredare. Nello stesso calderone dell’inchiesta, partita da Gela ma spostatasi nel versante ibleo, sono stati coinvolti anche altre venticinque persone di cui diciassette iscritte nel registro degli indagati; a quest’ultimi gli è stata notificato l’ordine di presentazione alla polizia giudiziaria.
Invece per i dieci prescritti, tutti della provincia di Ragusa, inizialmente sono stati rinviati a giudizio dal gup di Gela, poi nel corso della prima udienza il collegio difensivo ha criticato l’incompatibilità territoriale. Gli atti sono, infatti, passati alla Procura di Ragusa che non ha potuto far altro che dichiarare i reati contestati caduti in prescrizione.