Dopo avere appreso della morte della signora M.C. di anni 69, residente a Comiso, deceduta nei giorni scorsi all’ospedale Civile (nella foto), il direttore generale dell’Azienda sanitaria, Maurizio Aricò, ha deciso di esprimere, in una nota, profondo cordoglio alla famiglia. A seguito della notizia, segnalata dagli organi di stampa, che i familiari avrebbero richiesto l’intervento della magistratura “per verificare le eventuali responsabilità”, il manager Aricò ha aperto un’indagine interna allo scopo di chiarire i fatti e le circostanze che hanno determinato il decesso.
La donna si trovata ricoverata al Civile dal 21 luglio scorso, con una diagnosi di “stenosi serrata del colon”. Secondo la versione dei familiari, rappresentati dall’avvocato Sergio Cristani del foro di Ragusa, per evitare l’intervento chirurgico era stata avviata una terapia farmacologica che aveva permesso alla donna di riprendere nel giro di breve tempo le proprie funzioni. Ma i medici, a quel punto avevano deciso comunque di effettuare l’intervento che è stato eseguito il 29 luglio.
Già a distanza di due giorni dall’operazione, però, la signora ha cominciato ad accusare gravi problemi respiratori che man mano si sono aggravati al punto tale da costringere i medici ad intubarla. A nulla sarebbero valse le richieste dei familiari che hanno chiesto invano perché la donna avesse contratto una infezione ai polmoni nonostante fosse stata sottoposta ad un intervento all’intestino. Anche le stesse richieste di un trasferimento in un altro centro pneumologico sarebbero state puntualmente respinte dai sanitari, così come quelle del rilascio della cartella clinica mentre la donna era ancora ricoverata. Gli stessi familiari, a seguito della morte della donna, si sono quindi rivolti al legale ragusano per presentare un esposto alla Procura della Repubblica con il quale si chiede, oltre al sequestro della cartella clinica, anche la riesumazione del cadavere per l’effettuazione dell’autopsia in modo da chiarire sia la validità dell’operazione chirurgica alla quale la donna era stata sottoposta, sia l’eventuale correlazione tra l’intervento stesso e l’infezione contratta ed infine le ragioni del contagio con l’agente batterico.