Giorgio Sigona e Vincenza Vitale, genitori del piccolo Vittorio, venuto alla luce il 15 giugno di 41 anni fa e deceduto il giorno dopo, non credevano ai loro occhi. La tomba del loro figlioletto non c’era più. E nessuno li aveva avvisati che quel che restava delle spoglie mortali del piccolo sarebbe stato spostato. L’episodio è accaduto a Ragusa. Ed è riportato oggi sulle pagine del quotidiano “La Sicilia”. I due chiedono ora al sindaco e all’assessore ai Servizi cimiteriali Andrea Zanotto di fare chiarezza sulla vicenda che denunciano e di accertare eventuali responsabilità di funzionari o impiegati che, secondo i denuncianti, non avrebbero rispettato i protocolli. I due genitori raccontano che il figlioletto fu tumulato nel 1974 al cimitero di Ragusa centro (nella foto) ma dallo scorso agosto non riescono ad avere notizie sulla esatta collocazione delle spoglie, nel frattempo trasferite altrove a loro insaputa. E´ successo che una delle figlie sia andata a trovare il proprio congiunto al cimitero ma non c’era più nulla nella solita tomba perché le spoglie erano state esumate e trasferite. Grande lo stupore della famiglia per non essere stata avvertita di una decisione a loro dire unilaterale.
Veementi le proteste nei confronti del responsabile del cimitero, al quale, tuttavia, sarebbero risultati numeri telefonici errati della famiglia, che potrebbero essere uno dei motivi del mancato avvertimento del trasferimento delle spoglie. “La famiglia – dicono i due genitori – ha diritto di essere presente alla esumazione, ha diritto di scegliere se prendere le spoglie e metterle nel loculo dove sono i nonni materni al cimitero di Ragusa superiore o dove ci sono i nonni paterni al cimitero di Ragusa Ibla. Invece qualcuno ha deciso arbitrariamente di non far partecipare i familiari del defunto e «buttare» le spoglie di nostro figlio nell’ossario comune, come se fosse figlio di nessuno. Capiamo che dopo 41 anni non c’era quasi più nulla del corpicino, ma sicuramente la catenina con il ciondolo d’oro che i nonni paterni hanno messo a nostro figlio non poteva scomparire”.
Ora la famiglia attende una risposta dall’amministrazione e quanto meno capire come e perché si è creato questo “corto circuito” di mancata comunicazione tra le parti che ha portato a quella che la famiglia del piccolo Vittorio definisce, come accennato, “una inaccettabile decisione unilaterale”.