L’acquirente dell’abitazione in cui vive la famiglia Guarascio non vuole sentire ragioni: vuole la casa in via Brescia comprata a 29mila euro all’asta e dove si è dato fuoco il 14 maggio 2013, Giovanni Guarascio, il muratore di 64 anni che, per un debito di 10mila euro con la banca, ha perso tutto. In primo luogo la vita mentre adesso è a rischio anche la casa. Non è bastata la tragedia a sensibilizzare il nuovo proprietario e farlo desistere nell’acquisto di un bene che in questo momento è condiviso dalla moglie della vittima e dalle due figlie. L’ufficiale giudiziario tornerà il 5 novembre per lo sfratto, perché oggi è stato possibile solo firmare un verbale di rinvio.
L’acquirente non ha mostrato alcuna apertura a eventuali accordi: la famiglia – secondo quanto si è appreso dal comitato No Aste, rappresentato in provincia da Marcello Guastella – vorrebbe ricomprare la casa anche attraverso una colletta, già avviata tempo fa. Ed è questa una delle proposte del Comitato.
La seconda richiesta che a giorni sarà destinata al prefetto di Ragusa, Annunziato Vardè, è di sospendere la procedura, che è anche oggetto di un’indagine della procura iblea che ha sollevato l’esistenza di “numerose e vistosissime anomalie nella procedura svolta dal professionista delegato dal giudice per l’esecuzione ai fini dell’aggiudicazione dell’immobile”, come aveva dichiarato il procuratore capo, Carmelo Petralia.
Questa mattina davanti a casa Guarascio erano presenti circa 8 poliziotti della Digos, per garantire l’ordine e la sicurezza pubblica ma già ieri durante una riunione in Prefettura il Comitato No aste si era impegnato a svolgere un sit in in toni moderati, senza proteste eclatanti. I legali delle due parti si sono accordati sul rinvio di un mese e 5 giorni anche se il giudice si è riservato di deliberare. La famiglia Guarascio, ha spiegato Guastella del Comitato No Aste, auspicava un rinvio più lungo anche per avere più tempo per capire come agire. L’incubo di due anni fa è tornato a casa Guarascio.