“Oggi 11 dicembre 2015 abbiamo convocato un’assemblea autogestita alle 11,30 e all’unanimità abbiamo deciso di occupare il nostro liceo inserendoci in una rete di occupazioni che stanno avendo luogo in tutti gli istituti superiori di Vittoria sulla scia di percorsi ampi di protesta che sono iniziati il 9 ottobre vedendo migliaia di studenti in rivolta in tutte le piazze d’Italia e che continuano con le occupazioni e le autogestioni in quasi tutte le scuole del Paese”. Inizia così la nota diffusa questa mattina da Giulia Biazzo dell’Unione degli studenti. La quale aggiunge: “Siamo le studentesse e gli studenti che, a partire dallo scorso anno, si sono mobilitati per un’istruzione gratuita, di qualità, realmente accessibile a tutti, e contro la Buona Scuola e la forzatura democratica che il Governo Renzi ha compiuto con l’approvazione di quella legge, così come in precedenza era avvenuto con il Jobs Act e lo Sblocca Italia. Il 9 ottobre siamo scesi nuovamente in cento piazze in tutta Italia per il diritto allo studio, la democrazia e il reddito per garantire una vita degna a tutte e tutti. Siamo scesi in piazza anche il 17 novembre, nella giornata internazionale dello studente, per noi non semplice celebrazione, ma occasione importante per riprendere parola sul dramma che viviamo nel nostro Paese. Abbiamo di fronte ai nostri occhi la totale assenza di risorse sul diritto allo studio, una riforma del fisco che favorisce solo pochi privilegiati e una Legge di Stabilità che fissa uno zero nel capitolo di spesa sul diritto allo studio. I Governi che si sono succeduti in Italia negli ultimi anni hanno sempre fatto gli interessi dei pochi che stanno in alto. La Legge di Stabilità è soltanto l’ultimo provvedimento di una lunga serie di politiche antisociali, portate avanti nelle nostre città”.
“Ci hanno raccontato – aggiunge – che la crisi ci imponeva di stringere la cinghia, di fare dei sacrifici, mentre i soliti noti si sono arricchiti anche grazie a politiche inique che hanno garantito i loro privilegi. Deve essere chiaro a tutti che noi vogliamo potere nelle nostre scuole, nelle nostre cittá e nelle nostre vite. E non ci stancheremo di ribadire con vigore che conoscenza, reddito e democrazia sono nelle nostre mani. Il movimento studentesco ha dato prova di non essere un rituale stanco che si esaurisce con la fine dell’autunno, bensì ha dimostrato di essere la forza propulsiva di cambiamento reale all’interno del Paese. Chi pensava che la nostra mobilitazione si sarebbe esaurita di fronte all’approvazione de la Buona Scuola si è dovuto ricredere! Abbiamo affermato a gran voce che vogliamo riprendere il controllo sulle nostre vite, sulle nostre città e sul Paese intero, sancendo il protagonismo di chi oggi subisce gli attacchi tanto di questo Governo quanto della governance europea che fanno sempre gli interessi dei pochi che stanno in alto. Insomma, per l’ennesima volta abbiamo dimostrato l’infondatezza dell’accusa che si suole rivolgere alle studentesse e agli studenti quando si sostiene che siano a corto di idee per cambiare la propria scuola, la propria città e il Paese interno. Ed infatti siamo pronti! Ci stiamo attivando in ogni singola scuola, occupando, autogestendo, cogestendo, organizzando assemblee permanenti aperte a tutta la cittadinanza, perché ora è arrivato il momento di unire tutti coloro che pagano sulla propria pelle le politiche di un Governo che pensa a soddisfare gli interessi dei poteri forti invece di affrontare ad esempio il dramma della disoccupazione giovanile (giunta al 41,4% in sicilia) e della povertà, vere priorità per un Paese in cui la precarietà e l’assenza di futuro diventano le costanti della nostra generazione. Ne è una lampante dimostrazione la legge di stabilità, in cui non vi è alcun tipo di investimento su conoscenza e diritto allo studio, mentre sono previsti ulteriori tagli al MIUR.
Noi che in questi anni abbiamo assistito con rammarico a governi non votati e non rappresentativi, umili seguaci di politiche d’austerità, poco adatte allo sviluppo italiano, e a riforme responsabili del declino della scuola pubblica e della ricerca. Abbiamo visto due presidenti della regione indagati per mafia e stiamo osservando l’immobilismo esasperante dell’attuale governo regionale che si era invece annunciato come strenuo difensore del rinnovamento.
Nessun piano industriale, nessun programma di trasporto pubblico, nessun tipo di iniziativa per un accesso al sapere libero e più capillare.
Nelle nostre città ci si ammala, si perde la vita, lavorando ma anche solo respirando; non ci sono regole o norme, solo uno stato d’inerzia che sta provocando il collasso della Sicilia.
Di questi anni e di questi governi rimangono solo macerie: gli esodati, il Jobs Act e i ricatti dell’Unione Europea.
In Italia la ricchezza è ben salda nelle mani di pochi, la dispersione scolastica ha raggiunto tassi più che allarmanti e adesso siamo noi ad essere in credito, non più i freddi burocrati europei. Occupare per noi significa anche aprire la propria scuola all’esterno, al proprio territorio, discutendo delle problematiche che ci toccano da vicino, incontrando sindaci e assessori per denunciare le problematiche della propria scuola e della propria città, parlando con altre associazioni che sono coinvolte attivamente nelle problematiche sia del proprio territorio che nazionali come ad esempio associazioni di docenti, genitori e sindacati.
Sappiamo quale è una scuola a misura di studente e sappiamo anche da quali priorità si debba ripartire per poterla costruire.
Noi siamo in credito e ora é tempo di dire basta! Ci riapproprieremo delle nostre scuole. Noi vogliamo potere inteso proprio come verbo e non come sostantivo. Vogliamo riscuotere ci che ci spetta di diritto.
In una Italia con potenzialità ma senza progetti, in una Sicilia debole senza trasporti, infrastrutture e servizi, abbiamo tanti,troppi, motivi per attivarci nelle nostre scuole.
Se ogni collettivo sarà partecipato, se ogni riunione sarà sentita, se ogni scuola sarà mobilitata, nessuno potrà fermare l’ondata che scateneremo.
Occuperemo e autogestiremo per le nostre scuole, per una didattica nuova, per un sistema fiscale migliore, per una società diversa, per le nostre famiglie e per le future generazioni.
Creeremo una ventata di cambiamento irrefrenabile e travolgente che non lascerà indietro nessuno ma ci consentirà di essere i protagonisti, di essere noi stessi, di muoverci e di studiare in libertà e gratuitamente, di vivere in salute e di lavorare valorizzati e ben retribuiti.
Uniti riusciremo a studiare, a decidere, a restare e a cambiare quello che ci circonda.
In ogni scuola, in ogni città e in ogni collettivo risuonerà forte e intensa la nostra voglia di potere, l’unica molla in grado di fare scattare il cambiamento di cui l’Italia e la Sicilia hanno bisogno, ma di cui noi giovani e studenti dobbiamo essere precursori e diretti destinatari.
Con le nostre mani e con le nostre menti da oggi nelle nostre scuole e nelle nostre città, daremo un segnale forte a chi da troppo tempo finge di non sentire.
Sempre in direzione ostinata e contraria”.