Dopo le polemiche, l’allarme sui social, gli ispettori del ministero mandati a verificare cosa era accaduto alla procura di Ragusa, si sgonfia il caso del cittadino indiano denunciato il 16 agosto scorso con l’accusa d’aver tentato di rapire una bimba di 5 anni sulla spiaggia di Scoglitti e che ha avuto risonanza di carattere nazionale.
«Il reato da contestare – dice con ironia il procuratore capo di Ragusa Carmelo Petralia – sarebbe quello di “presa di bambina in braccio”, ma il nostro Codice non lo prevede». Sulla vicenda la procura generale di Catania e gli ispettori di via Arenula hanno chiesto una relazione a Petralia.
Il pm Giulia Bisello si era rifiutata di confermare il fermo di Ram Lubhaya (nella foto), effettuato dai carabinieri, e per questo era stata presa di mira da parte di esponenti del centrodestra e di comuni cittadini, indignati per la scelta del sostituto procuratore di Ragusa, che invece aveva subito ricevuto il sostegno del capo del suo ufficio.
Su Lubhaya, senza permesso di soggiorno, pendeva un decreto d’espulsione precedente ai fatti di Scoglitti, e ora si trova in un Cie, in attesa di lasciare il nostro Paese. Petralia spiega come sono andate le cose: l’indiano, noto in spiaggia perchè faceva tatuaggi, si avvicina alla bimba, che era con il padre. Le fa una carezza e la prende in braccio. Dopo 45 secondi, infastidito, il papà gli dice di lasciare la bimba. Incidente chiuso; ma un amico dei genitori della piccola nota la scena e chiama i carabinieri: «C’è uno – dice – che ha tentato di prendere una bimba».
Quando i carabinieri arrivano, l’indiano è sull’arenile e viene fermato per sequestro di persona, «un fermo tecnicamente sbagliato – sottolinea Petralia – L’indiano passa una notte in cella e il giorno dopo, giustamente, il mio pm lo libera» (fonte: Gds.it).