Agosto a Chiaramonte Gulfi, una serata alla villa, un evento politico di Gurrieri ben preparato. Tre giornalisti sul palco si alternano in domande varie e scaldano la minestra, poi si entra nel vivo e sale in cattedra lui, l’onorevole come ama farsi chiamare in paese, un mostro sacro della politica chiaramontana, un vero e proprio guru o Jedi, se preferite.
Non c’ero, ma un mio amico che c’era mi ha raccontato come è andata. “Mi sono seduto tra gli ultimi posti, ho chiuso gli occhi e m’è sembrato di ritornare indietro di 20 anni. Le stesse cose, gli stessi argomenti, la stessa ironia, l’altro diverso da te che va demolito a suon di battute al vetriolo che rasentano la diffamazione e la calunnia… Insomma nulla di nuovo, tutto come prima”. Il mio interlocutore non era particolarmente compiaciuto di questo evento ed anche un po’ preoccupato. “Purtroppo a Chiaramonte le divisioni hanno sempre lacerato il tessuto connettivo di una buona politica, intesa come voglia di fare, e capacità di saper fare, perché ovviamente la voglia non basta”. Sono d’accordo anch’io. La voglia di fare non basta per nulla. Fornaro, ad esempio, il sindaco attuale, di voglia di fare ne ha, ma per rendere efficace la sua voglia di fare strada ancora ne deve compiere. E non è poca. La politica per il sociale e tutto quello che ci gira attorno lo sta zavorrando sempre più nel suo percorso e verso la sua ricandidatura, a questo punto non del tutto scontata.
Ma ritorniamo al nostro onorevole. Uomo eclettico, non lo conosco a fondo, ma penso di lui che è una persona veramente onesta, glielo riconosco, che non ama per nulla confondere il suo ruolo politico con chi invece fa affari, di mestiere, si intende.
Alla sua onestà non fa il pari la sua capacità di intrattenere rapporti civili con i suoi avversari politici, storicamente denigrati e vilipesi, non ha, a mio modestissimo avviso e cognizione, una grande conoscenza dei tecnicismi con cui occorre amministrare la pubblica amministrazione, le sue cognizioni appaiono datate e legate ad un epoca che non esiste più, e proprio per tale motivo la sua esperienza alla guida della Camera di Commercio, nella qualità di commissario straordinario, nominato dal presidente Crocetta, non è stata proprio un successo, anzi.
Amministrare non è facile, non lo era prima, ma adesso è diventato proprio difficile. In un comune piccolo come Chiaramonte Gulfi, forse servirebbe qualcuno con capacità diplomatiche importanti per raggiungere fonti di finanziamento esterne. Non si può spendere quello che non si ha. Pertanto la denominazione di “usato sicuro” non si addice bene all’onorevole, perché di fatto sarebbe come far correre ad una vettura d’epoca una gara in salita. In tal senso non ho le idee chiare anch’io: occorrerebbe capire se ai chiaramontani interessa arrivare primi, o se preferiscono partecipare alla gara per farsi applaudire ad ogni curva. Non v’è dubbio infatti che esiste una platea di amici dell’onorevole che hanno ambizione di rivivere i vecchi tempi, ma che sono incapaci di leggere la realtà amministrativa del momento, che non è politica, ovvero aria fritta, ma è sostanziale, fatta di atti di programmazione della spesa e di investimenti, che non ha nulla a che vedere con quanto esisteva 20 anni fa. Da allora ad oggi la pubblica amministrazione è cambiata radicalmente. E questo mi fa ritenere che l’onorevole, a parte la sua onestà, indiscussa, e la sua voglia di fare da decifrare, non sia proprio la persona adatta al ruolo, e rischierebbe di oscurare la sua lunga e brillante carriera politica maturata proprio a partire dalla sindacatura a Chiaramonte Gulfi.