Prendendo spunto dai fatti di cronaca, che hanno interessato la città di Ragusa ed hanno visto come protagonisti tre giovani adolescenti che, dopo essersi allontanati per un’intera settimana, destando non poca paura e preoccupazione in familiari e amici, sono stati ritrovati sani e salvi nel Catanese, propongo, in questo articolo, una riflessione su come ripensarsi genitori nella fase evolutiva più ricca, coinvolgente ed emblematica dell’esistenza umana: l’adolescenza.
È interessante come questa fase evolutiva non sia solo individuale ma “un’impresa evolutiva congiunta di genitori e figli che assume contemporaneamente la connotazione di sfida e di risorsa dell’intero sistema familiare”(a): sfida che chiede alla famiglia ed alla scuola, agenzie di socializzazione fondamentali per i giovani, di far fronte a cambiamenti inevitabili per favorire il salto evolutivo verso nuovi percorsi relazionali.
Anche secondo l’ottica della Gestalt Therapy, l’adolescenza è letta come “il tempo della vita più sollecitato dal cambiamento”(b), cambiamento che non va letto guardando solo l’adolescente, ma ampliando la prospettiva verso l’adolescente nella società di oggi. La fase adolescenziale pone interrogativi che riguardano l’adulto, fa riflettere sui desideri e sulle paure che ci accompagnano nella vita(c). Le domande che il giovane si pone riguardano il “qui e ora” (Chi sono? Come funziona il mondo?) e la “progettualità futura” (Cosa farò da grande? Chi voglio diventare?): si tratta di domande esistenziali(d).
Se guardiamo alla società di oggi, questa è caratterizzata spesso da confusione e incertezza, quindi mancanza di punti di riferimento. Dopo l’era del narcisismo, ci troviamo oggi in un “contesto relazionale borderline”, in “un mondo pluricentrico che dà libertà ma non dà direzione… una libertà che annichilisce”(d), una libertà che spinge ad una maturazione immediata, che impedisce il poter fare domande, in quanto vissuto, da un lato, come fragilità e incapacità e dall’altro lato è spesso difficile, perché non c’è tempo di farle, in una società frenetica, fatta di molti impegni in cui talvolta è faticoso trovare il tempo per ascoltare i nostri figli adolescenti, le loro paure, le loro proteste, le loro idee, perché idee ne hanno, spesso brillanti.
Oggi gli adolescenti come si presentano?
Dall’indagine Eurispes, che propone l’identikit dell’adolescente, emerge che “I ragazzi dai 12 ai 18 anni appaiono prevalentemente felici (lo sono spesso nel 66,6% contro il 2,2% che non lo è mai) e divertiti (67,6% contro il 2%).” Le emozioni più diffuse sono l’ansia, la rabbia e a volte l’imbarazzo, ma non mancano sensazioni di solitudine e depressione, spesso gestite parlando con un amico o condivise tramite Social Network.
In effetti sono anche caratterizzati da un’affettività fragile, legata a una difficoltà nel sentire pienamente le loro emozioni, da una forte tendenza alla competizione, non sempre sana e fortemente incentivata dal contesto mediatico, ricercano l’indipendenza ma non sono autonomi, temono l’ansia di protagonismo, spesso ricercano la felicità in modo affannoso e ad ogni costo, oscillando tra due polarità: l’idealizzazione e la svalutazione, vivendo “il drammatico divario tra il non sapere ancora chi sono e la paura di non riuscire ad essere ciò che sognano”?.
I nuovi compiti evolutivi che gli adolescenti sono chiamati ad affrontare sono legati ai nuovi modi di relazionarsi con le agenzie educative, scuola e famiglia e con il gruppo dei pari, sempre più importante.
Cosa pensano rispetto al tema della “Fuga da casa”?
Dall’ ultima indagine Eurispes, che traccia la condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, intervistando ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni emerge che “il desiderio di allontanarsi da casa è diffuso tra gli adolescenti: ci ha pensato ben il 41,8% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Resta comunque maggioritaria la quota di quanti invece non ne hanno mai sentito il bisogno (56,6%). In molti casi, invece, quella che inizialmente era solo un’idea si è tradotta nella realtà in una fuga dalla propria casa: quasi il 30% degli adolescenti ha vissuto questa esperienza”.
Chiedendo ai giovani quali siano le motivazioni, emerge che il rapporto con i genitori sembra essere determinante: più di un quarto degli adolescenti (26,7%) ha deciso di scappare da casa perché non riesce ad andare d’accordo con i propri genitori, il 9,1% perché sente che essi limitano troppo la propria libertà; sono in parecchi a sentirsi incompresi all’interno della propria famiglia. Tra le spinte extra familiari alla fuga da casa, rilevanti sono il desiderio di poter stare con il proprio ragazzo/a (5,8%), la situazione scolastica di quanti si trovano male all’interno della propria scuola o non hanno un buon rendimento (3,7%), ma anche le difficoltà di quei ragazzi che si trovano ad essere vittime di episodi di bullismo (l’1,2% tra quanti fuggono di casa).
Rispetto al tempo, nel 23,9% dei casi è durata più di un giorno e, in particolare, per quasi un adolescente su dieci (9,1%) più di una settimana, mentre per il 7% di qualche giorno e per il 7,8% di una notte. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’allontanamento è durato per qualche ora (47,3%) o per una giornata intera (16,9%).
Inoltre, dato interessante, il 67,2% dei ragazzi prende da solo la decisione di ritornare a casa. Nel 18,6% dei casi, invece, il rientro a casa non è stato determinato da una scelta volontaria ma dall’intervento della famiglia (8,1%), delle Forze dell’ordine (4,5%), di un amico (3,2%) o del proprio ragazzo/a (2,8%). L’1,2% degli adolescenti ha invece sentito il bisogno di contattare una linea telefonica di aiuto, come quella messa a disposizione da Telefono Azzurro, per affrontare la situazione di disagio che stavano vivendo.
Analizzando il rapporto con i genitori, cosa è cambiato nella postmodernità?
Rispetto al passato è cambiato il modo di relazionarsi alle figure genitoriali: il genitore, infatti, non viene più considerato, per definizione, il punto di riferimento elettivo per i figli. Questo concetto, porta spesso le famiglie a tornare, in termini di ricordi passati, alla “semplicistica attribuzione di colpa «Non è più come una volta!»?, perdendo di vista la direzionalità, il nuovo next(f) che va verso “l’assumersi la responsabilità in quanto costituiamo noi la comunità alla quale anche i giovani appartengono… educando i nostri ragazzi, in tempi e modi diversi, alla corporeità e alla co-centralità”. In effetti, ai giorni nostri, assistiamo ad un passaggio da un modello genitoriale principalmente normativo, che dava solo le regole ad un modello genitoriale più emotivo, cioè i genitori sono più vicini emotivamente ai loro figli. Questa vicinanza è molto importante, però spesso quello che dimentichiamo è che non possiamo essere amici dei nostri figli perché il nostro rapporto con loro non è paritario: se dimentichiamo la linea generazionale, rischiamo di diventare solo “fan dei nostri figli” mettendo da parte la cosa fondamentale: la responsabilità educativa che abbiamo nei loro confronti. Questo è possibile solo se ci sentiamo pienamente genitori di fronte a loro: questo potrà consentire a loro di sentirsi pienamente figli, non per forza perfetti ma sicuramente aperti alla possibilità di incontrarci, per essere visti e riconosciuti nelle loro ricchezze, nelle loro fragilità e nelle loro potenzialità.
Concludo (g) con un passo di G. Salonia, un invito per noi genitori, ad essere con fermezza educatori attenti, delicati e curiosi dei nostri figli.
“Gli adulti, nonostante la competenza raggiunta, devono rimettersi in discussione o da parte per dare ai giovani uno spazio nuovo: non si tratta di inserire i giovani nei progetti degli adulti ma di dare loro la possibilità di pensare i loro pensieri e i loro progetti. È un peccato, una grave perdita non avere il tempo di ascoltare fino in fondo i giovani: perché spesso, al di là delle apparenze e dei preconcetti degli adulti, hanno prospettive sulla vita diverse forse dalle nostre, ma non per questo meno interessanti e originali”h
Dott.ssa Stefania Antoci, Psicologa-Psicoterapeuta
mail: antoci.stefania@gmail.com
Fonti:
(a) Caprara G.V., Scabini A.,L’età sospesa. Firenze, Giunti Editore, 2000.
(b) Conte , Adolescenza Oggi, in La saggezza di essere genitori, implicazioni educative. Edizioni C.O.S., Ragusa.
(c) Fabbrini, Melucci A., L’età dell’oro. Adolescenti tra sogno ed esperienza. Feltrinelli, Milano, 2004, 28.
(d) Salonia G., Lettera ad un giovane psicoterapeuta della Ges Per un modello di Gestalt Therapy con la famiglia, in M. Menditto (a cura di), Psicoterapia della Gestalt contemporanea. Strumenti ed esperienze a confronto, Franco Angeli, Milano, 2010.
(e) Conte , Convegno “Dietro lo Specchio: il corpo, l’immagine e le relazioni nell’adolescente”, Ragusa, 15 Marzo 2012
(f) Polster , Polster M., Terapia della Gestalt integrata, Giuffrè, Milano, 1973.
(g) Per una trattazione completa si consulti ANTOCI, R. LISI, “Ricerca giovani iblei e volontariato: analisi descrittiva dei risultati” in Quale volontariato per i Giovani? Atti del Convegno Studio Avis-Scuola 2014.
(h) Salonia, Silenzio (II) di chi ci sta accanto in Assenza M., Licitra L., Salonia G., Sichera A., Lo sguardo dal basso. I poveri come principio del pensare. EdiArgo, 2004, p. 74
DATI STATISTICI : Eurispes