Quest’articolo prende spunto dal titolo di un noto libro, scritto per l’appunto dallo psicologo Rafael Santandreu, con l’intento di contribuire nel dare finalmente una soluzione al problema della “terribilite” e “necessitite”, grandi alleate, nonché principali sorgenti, di disturbi d’ansia e dell’umore.
Siamo infatti quasi sempre proprio noi i veri artefici, a causa di pensieri pregiudizievoli e stereotipati, di catastrofi e sentimenti frustranti che ci portiamo dentro pesantemente anche per una vita intera, dovuti all’incapacità di guardare il “famoso bicchiere mezzo pieno” e di cadere quindi nel facile senso della drammatizzazione a tutti i costi.
“Drammatizzazione a tutti costi” significa non normalizzare né evitare l’approccio problematico alla situazione che stiamo vivendo, ma per l’appunto amplificarla, facendo prendere il sopravvento ai pensieri negativi e quindi catastrofici, ovviamente quando il tutto potrebbe essere vissuto con maggiore serenità e buon senso pratico.
Perché lo facciamo? Cosa fa prendere il largo alla terribilite?
La terribilite è la capacità di sapersi amareggiare la vita…ovvero il nostro modo di vedere, di interpretare e di vivere gli eventi esterni in modo tragico e non normalizzante, e trova adito spesso in credenze irrazionali, stereotipate e molto spesso illusorie. Fra queste ritroviamo ad esempio l’illusione che per essere felici dobbiamo essere in grado di soddisfare una serie di bisogni, in realtà secondari ed anche terziari, come l’avere a tutti i costi un partner e quindi uno “stato civile” o il possesso di beni materiali, che soddisfino determinati criteri di “appartenenza” e non certamente di sopravvivenza o di raggiungimento di uno stato di soddisfazione reale, in quanto la “perdita” di uno di essi corrisponderebbe automaticamente ad un conseguente stato di nuova frustrazione. Per chi soffre di “necessitite”, non sono quindi le situazioni che portano sofferenza emotiva, bensì le proprie convinzioni interne.
“L’arte di non amareggiarsi la vita”, vuol dire dunque cambiare punto di vista e scala di valori interni; utilizzando la ragione, possiamo renderci conto che alcuni dei nostri pensieri e convinzioni sono talmente irreali da procurarci una crudele illusione.
Cosa si fa?
Utilizzando bene la logica, si stabilizzano le nostre emozioni e si ricrea una nuova scala di bisogni reali.
Il primo passo è identificare le proprie convinzioni irrazionali, conoscendole si potranno combattere ponendosi quesiti adeguati:
• È davvero in ciò che mi sta succedendo, o non mi sta succedendo, il fulcro del mio benessere?
• Nonostante questo fallimento, posso trarre degli insegnamenti per costruire altri successi?
• A parte ”lamentarmi”, cosa sto facendo per cambiare la mia situazione?
• Può dipendere davvero dagli altri il mio benessere?
• Quello che ci succede è davvero così importante? Così terribile?
• Invece che pensare ai “treni persi” perché non mi concentro su quelli già presi ed ancora da poter prendere?
Quanti più argomenti utili e veritieri si troveranno, più sarà facile stabilire convinzioni razionali e approfondirle fino a farle nostre.
Il segreto del successo di questo metodo consiste nel perseverare ogni giorno, la nuova routine sostituirà queste idee irrazionali con idee logiche e propositive. Ciò non vuol dire che non penseremo mai più in maniera nostalgica o “pessimistica” ma che impareremo a non sabotare continuamente il nostro progetto di vita con “l’arte di amareggiarsi”.
A scomparire saranno le emozioni disadattive, esagerate, disfunzionali ed insane, ed impareremo a godere della libertà del senso pratico del sentirsi soddisfatti della propria vita.
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