Ragusa si riscopre povera. Nel territorio ibleo il 65 per cento dei contribuenti dichiara meno di 15mila euro l’anno sulla base delle dichiarazioni dei redditi 2016 con riferimento al periodo di imposta 2015. I dati sono stati pubblicati sul sito del Dipartimento delle Finanze ed indicano Ragusa, Agrigento e Crotone come le tre province più povere di tutta l’Italia. Sono 13 le province dove la percentuale dei contribuenti sotto i 15 mila euro è superiore al 60 per cento e sono tutte distribuite tra Sicilia, Calabria e Puglia. In Sicilia dopo Ragusa ed Agrigento seguono Caltanissetta con il 61 per cento, Enna che sfiora il 64 per cento e Trapani al 62 per cento. Poco sotto il 60 per cento Catania (57) Messina (56), Palermo (55) che risulta il territorio meno povero ma sempre in fondo alla graduatoria. Sono dati preoccupanti che fanno capire come il distacco con le aree più ricche del Paese non si accorci ma si allarghi. A Monza, Lecco e Bologna appena il 33 per cento dei contribuenti dichiara un reddito inferiore ai 15 mila euro annui. I ricchi in Sicilia, ovvero con un reddito di almeno 120 mila euro l’anno, sono concentrati a Catania con lo 0,35 per cento e Palermo con lo 0,41.
Ragusa, che nei dati relativi alla qualità della vita si piazza come prima in Sicilia, risulta dunque ufficialmente povera e a ciò contribuisce certamente l’ampia fascia di bracciantato agricolo presente sul territorio. Se i dati ufficiali dicono questo è pur vero che la presenza nelle città di segnali di benessere, come automobili di una certa cilindrata, un diffuso patrimonio di seconde case, barche nei vari porti turistici, ed attività commerciali e di ristorazione fiorenti, non raccontano di un livello così basso di reddito quanto di un benessere medio che si pone al di sopra di quel 65 per cento che in un anno dichiara di portare a casa poco più di mille euro al mese. Lo dicono le statistiche ma un buon osservatore non può non restare perplesso e porsi qualche legittima domanda (fonte: Corriere di Ragusa).