Il filosofo Latouche non demorde. Per salvare il pianeta serve una «decrescita». Il filosofo ed economista francese erede del pensiero di Karl Polanyi e Ivan Illich, ha elaborato negli anni un’analisi critica dell’economia occidentale, fatalmente destinata al collasso, e ha articolato una prospettiva economica alternativa che, proprio per l’inversione di tendenza che propone, dallo stesso è stata definita «decrescita». Il filosofo è stato ospite in un convegno (nella foto) tenutosi a S. Maria del Gesù per iniziativa dei circoli iblei di Legambiente, che ha fatto registrare una larghissima partecipazione.
A partire da queste premesse Latouche, professore emerito di scienze economiche dell’Università Parigi-Sud ha sviluppato un tema più che attuale, la rivincita di Gaia (dall´omonimo libro dello scienziato inglese James Lovelock), mettendo in luce il carattere emergenziale del cambiamento climatico e delle catastrofi ambientali cui ormai, purtroppo, siamo da anni abituati, e denunciando le responsabilità di un’economia liberista illimitata ed irresponsabile. Quale spazio, dunque, ammesso che ve ne sia, per la speranza di un’utopia mediterranea decrescente?
Ed è proprio il Mediterraneo, culla delle grandi culture latina e greca, che ha visto tempi di lunghe prosperità e che ha gettato le basi su cui si è costruita nei secoli la civiltà occidentale, ad esser minacciata prima di altre di scomparire, di declinare, usando l’espressione dell’autore francese, sotto il peso dell’illimitato, incontenibile sviluppo quantitativo su cui si trascina l’economia neo-liberista. Non nasconde il suo pessimismo, Latouche, sebbene durante il suo intervento sia riuscito a stemperare i toni gravi adottati, citando prima Groucho Marx e poi Woody Allen. Parafrasando quest’ultimo, secondo cui un pessimista è solo un ottimista ben informato, l’autore francese delinea un’apocalittica visione del mondo in prospettiva, da qui ai prossimi cinquant´anni, caratterizzata da un inevitabile collasso sistemico (di quella stessa Gaia che pur adesso pare prendersi importanti rivincite a nostro discapito), sempre che non si riesca già sin d’ora a limitare il produttivismo ipertrofico imposto dalla civiltà capitalistica, imparando una decrescita intesa come senso del limite e come riscoperta di un’Etica perduta, schiacciata sotto il peso dello sviluppo a tutti i costi. Nel corso dell´incontro, inoltre, è stata lanciata da don Giuseppe Di Rosa (parroco a Noto) e dai circoli iblei di Legambiente la proposta di una scuola della decrescita nel territorio sud orientale della Sicilia (fonte: Corriere di Ragusa).