La situazione della squadra di calcio ragusana che milita nel campionato di Eccellenza aggiunge aspetti quanto meno strani ad una situazione paradossale per la permanente mancanza dei quadri societari che un responsabile ha cercato fin dall’inizio di stagione di materializzare, trastullandosi con presidenze virtuali di soggetti che non erano, in qualche caso, nemmeno al corrente dell’investitura.
Un’annata affrontata con totale incoscienza, senza mezzi economici, cercando di carpire la buona fede dei tifosi, dei giocatori e del tecnico, prendendo in giro, di fatto, la città.
Ora siamo arrivati alla farsa degli assegni inesigibili che erano stati datati al 31 gennaio, ma più ancora ci lasciano perplessi i comunicati stampa che, con intestazione del città di Ragusa e firma dell’Ufficio Stampa, ci parlano delle problematiche del gruppo, in pratica la società che critica sé stessa.
Siamo alle comiche.
Dopo il comunicato appello dell’allenatore per l’ultimo impegno casalingo contro la diretta rivale Real Aci, arriva ora il resoconto della sconfitta subita.
Sarebbe la stessa società a dire: ‘questo rischia di non essere più calcio ma A? qualcosa che con questo sport non ha nulla a che vedere.’
Dopo lo sciopero dei giocatori, avallato dal tecnico e dal direttore sportivo Palma, la squadra ha voluto onorare la maglia, tornando in campo per tentare un disperato recupero, onore agli atleti e all’allenatore, ma quest’ultimo non può dichiarare che non si è avuta la forza di reagire perché ‘i ragazzi pensano tranne che a giocare a calcio’
Allora ha ragione il tecnico quando aggiunge che forse si è sbagliato a tornare in campo: encomiabile il tentativo di salvare la categoria, ma non c’A? speranza per il domani se A? vero che sugli spalti c’erano solo cinquanta tifosi. Non si può affrontare il domani con un esiguo e sparuto gruppetto di tifosi, la città non risponde e, visto quello che A? successo fino ad ora, non ha tutti i torti.
Prima di ogni ulteriore sviluppo, il responsabile dovrebbe onorare i suoi debiti con i giocatori e i tecnici per poi togliere il disturbo, rispettando la squadra e la città.
La trasferta di Caltagirone non deve rappresentare l’ennesimo calvario della squadra, al momento in cui scriviamo non giungono notizie positive, si può decretare il de profundis della psudo-società, della partecipazione al campionato, avendo l’accortezza, per il futuro di affidare il nome della città e l’erbetta da calpestare solo a soggetti in grado di offrire le dovute garanzie per tutta la stagione.
Ancora una volta, per colpa di soggetti che con lo sport poco dovrebbero avere a che fare, il calcio, a Ragusa, dovrà ripartire da zero con gente competente e con dirigenti all’altezza e con adeguate garanzie economiche, personali o di gruppo, a patto che la città risponda in tutte le sue componenti, economiche, sociali e istituzionali.