Una volta definito il panorama delle candidature per le prossime amministrative, il Movimento Città esce dal letargo, quanto meno mediatico, per cercare di dare una spiegazione dell’assenza in un momento topico della vita amministrativa della città.
In verità il Movimento Città, considerato anche il notevole consenso ottenuto alle ultime amministrative del 2013, avrebbe dovuto, per rispetto ai suoi elettori, assicurare una maggiore presenza sullo scenario politico, anche per dirimere le voci sulle frizioni all’interno del Movimento, fra le varie componenti e il rappresentante in Consiglio comunale, frizioni confermate, nonostante le ripetute smentite, dall’uscita dell’unico consigliere che, insalutato ospite, è passato a formare altro movimento per candidarsi a sindaco.
Maggiore presenza che avrebbe potuto assicurare anche un maggiore rilievo mediatico che scaturisce, spesso, dall’autorevolezza della voce.
Chi scrive il comunicato odierno del Movimento Città fa sfoggio di politichese di elevato livello, spacciando per apertura di credito data alla chance di cambiamento l’alleanza al ballottaggio del 2013, che non era altro che un comunissimo accordo di ‘do ut des’, non concretizzatosi in fase di attuazione dello scambio, per le resistenze grilline ad accettarne i contenuti.
Voti, che peraltro non servirono, in cambio di poltrone, questo sarebbe scaturito dal tavolo delle trattative, secondo voci non ufficiali.
Ed erano questi i motivi per i quali il Movimento Città doveva farsi sentire prima, per sgombrare il campo da voci, da illazioni e per spiegare perché si accondiscese alla pretesa grillina di mantenere segreto l’accordo pre-ballottaggio per almeno sei mesi.
Movimento Città parla di un suk di poltrone e tatticismi, nei quali, purtroppo, era rimasto invischiato, dove anche il Movimento immolò idee e programmi sull’altare della real politik, come è scritto nel comunicato.
Inutile riflettere sulle strategie da adottare, il Movimento ha vissuto i suoi momenti migliori quando era identificato con Sergio Guastella e anche con Enrico Platania, tutto il resto è stata e rimane, a voler essere sereni nel giudizio, ordinaria amministrazione, dopo oltre un decennio di tentativi per la sindacatura andati a vuoto.
Se si pagherà un costo altissimo dell’attuale disimpegno, non sarà dovuto all’assenza dallo scenario politico, ma lo si dovrà addebitare allo stato di confusione sulla vita del Movimento, volutamente alimentato da silenzio preordinato sulle vicende interne.
Anche mentre si chiude il sipario, non si sa per l’intervallo o per la fine dello spettacolo, Il Movimento città, (ci sarebbe piaciuto trovare un comunicato firmato di vertici, NdR) esprime l’auspicio di un buon governo per la città, di veder realizzate le aspettative e le promesse, alcune interessanti, ma non possiede l’onestà intellettuale di esporre le diverse direzioni che sono state intraprese dai suoi aderenti, a favore di almeno tre candidati alla poltrona di primo cittadino, con netta preferenza per la categoria professionale maggiormente rappresentata nel Movimento.
La diaspora dei consensi del Movimento Città si perderà tra mille rivoli, condizione che, senza una netta pausa di riflessione, potrebbe segnare non solo la fin dello spettacolo ma della stagione e, forse, anche della carriera politica.
Questo il testo integrale della nota:
LE RAGIONI DI UNA SCELTA
Definito ormai chiaramente il panorama di candidati e liste nell’imminente appuntamento elettorale per la nostra città, più di qualcuno si sarà accorto della mancanza di Movimento Città tra le varie candidature, anche di lista.
Spiegare perché ci si possa sottrarre alla partecipazione ad un momento topico della vita democratica della città è cosa complicata, soprattutto dopo l’importante riscontro della passata tornata elettorale, quando tanti cittadini riposero fiducia e aspettative nella proposta del Movimento, che, ci piace ricordarlo, risultò la terza lista per numero di consensi.
Pur penalizzato nella rappresentanza nonostante il risultato, il Movimento ha comunque continuato durante la passata consiliatura a far sentire la propria voce di critica e di proposte nell’aula di Palazzo, attraverso il consigliere Carmelo Ialacqua.
E ciò nonostante uno scarso rilievo mediatico (ad eccezione di pochi attenti osservatori), forse anche per aver rinunciato a essere “presenti” a colpi di comunicati e post sui social.
Alla parziale (e per noi scontata) apertura di credito data alla chance di cambiamento rappresentata al ballottaggio da M5s, sono seguiti anni di disincanto e disillusione per quella che noi consideriamo ormai un’occasione persa per la città. Ed in molti, tra le varie forze politiche, sia pure da diverse prospettive e punti di vista, ci si è ritrovati in questa analisi.
Però, come troppo spesso succede oggi in politica, l’impresa più ardua è che i “molti” possano diventare, se non uno, almeno “pochi” nel momento di “coagulare” proposte alternative.
Fughe in avanti, perseguimento di personali sogni ed ambizioni, spesso conditi da auto proclamazione di autenticità di “civismo”, ci hanno inevitabilmente regalato un quadro frammentato dove la possibilità di fare sintesi si è giocata, più che su confronti per possibili convergenze di programmi, solo su obliqui inviti a rinunce per più modeste contropartite…
Un suk di poltrone e tatticismi che raggiungerà il suo apice dopo il primo turno, quando l’accesso al ballottaggio si giocherà su poche centinaia di voti. E dove verranno immolate idee e programmi sull’altare della realpolitik degli scranni da occupare.
Qualcuno dirà: “Queste sono le regole del gioco, la prassi obbligata”.
Sarà, ma il Movimento Città, forse anche sbagliando (c’è chi dice che in politica, non partecipando, si è sempre e comunque in difetto), ha vissuto questo momento con il travaglio e il disagio di chi si trova ad un bivio: impegnarsi in una competizione, in solitaria o in aggregazioni, che richiede comunque grandi sforzi nella ricerca di risorse umane ed economiche per un gruppo volontaristico e autofinanziato qual è sempre stato il nostro, e che con ogni probabilità ci avrebbe relegato a ruoli di testimonianza e marginalità.
Oppure optare, come abbiamo fatto, per un disimpegno momentaneo, dettato per molti di noi da un esercizio estremo di coerenza, e che, ne siamo pienamente consapevoli, potrebbe anche avere costi altissimi, politicamente parlando.
Cercheremo di ritagliarci sempre un ruolo che non sia di passivi spettatori, ma di attenti osservatori e critici, quando ce ne sarà l’occasione. I pop corn non ci piacciono.
Non sarà dunque una resa all’indifferenza per i futuri sviluppi della vita politica di questa città.
he, per essere bene amministrata speriamo non abbia bisogno di contratti e fusioni a freddo di interessi, ma solo di veder realizzate aspettative e promesse (e ce ne sono di interessanti) e che soprattutto, auspichiamo da semplici elettori, non venga per l’ennesima volta sedotta e abbandonata.