Il Corfilac è lo specchio dell’inefficienza della classe politica locale e regionale e, quando serve, anche palcoscenico per la propaganda dei candidati a sindaco.
Nei giorni scorsi c’è stato un incontro con i dipendenti, alla presenza del Presidente del Consorzio, un incontro non aperto alla stampa, i cui esiti sono affidati ai comunicati di quei candidati che tentano di far comprendere di cosa si è discusso.
Non si è compreso bene se l’appuntamento era inteso come confronto fra i candidati o come semplice incontro per ascoltare le esigenze dei lavoratori, in ogni caso una delle occasioni, secondo le tendenze della moderna campagna elettorale, di fare propaganda, senza però offrire soluzioni complete né progetti precisi su quello che ogni candidato intende fare, se eletto.
Per questo, non si comprende bene l’utilità di questi incontri, se non quella legata all’obbligo di farsi vedere, di poter dire io c’ero.
Da tutti gli incontri, con organizzazioni datoriali, con ordini professionali, con strutture di vario tipo, non è emersa nessuna differenza fra i candidati, sembra che tutti abbiano paura di discostarsi dalle posizioni comuni, nessuno vuole apparire eversivo o rivoluzionario con soluzioni che tagliano di netto con il passato, anche nei confronti, per esempio, dell’istituzione regionale.
Per esempio, nessuno, di tutte le parti politiche, ha il coraggio di chiedere esplicitamente, alla regione, cosa vuol fare del Corfilac, e adottare gli accorgimenti del caso.
I comunicati dei candidati sono una semplice presa d’atto della situazione, non si comprende cosa si dicano i politici quando vantano incontri ad alto livello con Presidente della Regione, parlamentari, assessori regionali, si stenta a capire chi sono quelli maggiormente incapaci fra le parti.
Così è per il Corfilac, ma pure per l’ospedale nuovo, per il Consorzio di Bonifica e per tutte le altre questioni emergenti che attengono agli attuali candidati
Sull’incontro con i dipendenti del Corfilac, tre i comunicati ricevuti, il primo del candidato del Movimento 5 Stelle, Antonio Tringali, l’altro del candidato Peppe Cassì, e ancora quello del candidato Sonia Migliore
Dichiarazione del candidato sindaco del Movimento 5 Stelle, Antonio Tringali
“Il Corfilac è una realtà d’eccellenza per il nostro territorio. E va rilanciata con ogni sforzo.
Oggi ho incontrato il presidente e i dipendenti, che hanno promosso un confronto con i candidati sindaco. Ritengo che bisogna inserire il Corfilac nel contesto territoriale, a servizio del settore zootecnico locale e con più funzioni per aumentarne l’indipendenza economica, contando sempre comunque sul sostegno economico pubblico.
Ovviamente si tratta di un percorso di medio-lungo periodo. Bisogna coinvolgere direttamente gli allevatori e i produttori. Altrimenti si rimarrà, come purtroppo avviene a causa delle scelte scellerate di tutti i governi regionali che si sono succeduti, sempre subordinati a scelte che non dipendono dal territorio.
Il Comune c’è sempre stato tra chi ha dato il suo contributo e sempre ci sarà. Bisogna partire dal rapporto, stretto, con l’economia e la produzione del territorio.
Perché il Corfilac, per questo territorio, non è solo importante. È fondamentale. In termini di qualità, in termini di servizi, in termini di rilancio delle nostre peculiarità zootecniche.
Ci sono questioni relative alle competenze tra Università e Regione.
Il Comune vuol dare uno stimolo forte per rendere il Consorzio, attraverso il suo statuto, in grado di aprirsi sempre di più alle realtà imprenditoriali, per aumentare l’indipendenza economica.
Non va mai perso di vista, però, il prezioso contributo dell’Università, in termini di ricerca.
Sono due aree di sviluppo fondamentali per fa crescere questa realtà.
Il Corfilac ha grandi risorse, i laboratori sensoriali, la cacioteca regionale, che devono essere sfruttate al meglio. In questo percorso, per le proprie competenze, il Comune dovrà essere sempre di più parte attiva”.
Peppe Cassì parla di un’intensa attività progettuale che sarebbe emersa a margine dell’incontro avuto al Corfilac.
«Si tratta di un’eccellenza del nostro territorio – ha commentato Cassì – che si trova ormai in uno stato di crisi conclamato. Un segno evidente del fallimento della politica, dal momento che i componenti del comitato dei consorziati, tra cui Comune, Università e Regione, non sono stati in grado di rinnovare lo statuto, da tempo in regime di proroga, secondo criteri che tengano conto delle sfide della modernità.
Il contributo regionale si è ridotto da oltre 3 milioni di qualche anno fa a poco più di 1 milione dell’ultima finanziaria. C’è un ritardo di mesi nel pagamento degli stipendi dei dipendenti, che pure continuano con abnegazione e senso del dovere a svolgere il loro lavoro.
Il Consorzio ha perduto la propria vocazione di ente di sperimentazione e ricerca, ed il ritardo negli adempimenti formali e statutari ha anche precluso l’accesso a finanziamenti europei, aggiungendo danno a danno.
È evidente che il Comune di Ragusa, in qualità di membro del Consorzio e di proprietario degli immobili, deve intervenire con urgenza e con ogni strumento a disposizione per rilanciare una struttura di tale rilievo per la filiera lattiero-casearia, che in passato ha ospitato congressi di rilevanza mondiale.
Il Comune di Ragusa può e deve dare un nuovo impulso al Consorzio assumendo un ruolo di protagonista nella stesura dello statuto, anche per dare una risposta concreta alle tante aziende agricole e zootecniche del territorio».
Per Sonia Migliore perdura l’incertezza continua:
“La vicenda del CoRFiLaC continua ad alimentare incertezza per i lavoratori del centro di ricerca e anche per il tessuto produttivo del territorio ibleo. Una ferita aperta che nessuno sembra intenzionato a sanare”.
Lo ha dichiarato il candidato sindaco Sonia Migliore, nel corso del confronto tra i candidati svoltosi questa mattina presso lo stesso Consorzio. “I circa 40 lavoratori – ha spiegato a margine Migliore – negli ultimi cinque mesi non hanno percepito lo stipendio; l’annunciato finanziamento regionale che avrebbe dovuto risolvere diversi problemi sarà molto inferiore di quanto previsto e non potrà essere sufficiente a garantire la piena attività del Consorzio; lo statuto dell’ente è scaduto e andrebbe aggiornato alle norme vigenti e, infatti, per la seconda volta consecutiva il Corfilac si è salvato dalla chiusura grazie a una proroga, che durerà fino a dicembre 2018.
Cruciale la questione della presidenza che, secondo legge, spetterebbe alla Regione che è primo ente finanziatore, mentre lo statuto in vigore riserva la presidenza all’Università di Catania. Inutile sottolineare che con la presidenza alla Regione sarebbe più semplice risolvere molti dei problemi finanziari.
Inoltre, fino ad oggi, alcuni impedimenti burocratici hanno impedito di poter fare anticipazioni di cassa per far fronte agli emolumenti e alla spesa corrente. Questa è la fotografia attuale di un Consorzio la cui attività, fino a non molti anni fa, era di assoluta eccellenza in tutta la Sicilia e che adesso viene svolta dai dipendenti praticamente a proprie spese”.
“Nonostante tutto – racconta ancora Migliore – i lavoratori continuano a portare avanti la mission: promuovere e valorizzare le produzioni lattiero-casearie tradizionali del nostro territorio.
Ma, in queste condizioni, quanto ancora potrà durare? Sorgono, dunque, alcune domande: fino a che punto l’Università di Catania intende far valere le proprie rivendicazioni, considerato che in caso di disaccordo con il socio Regione il Consorzio andrebbe a chiudere?
Cosa ha fatto o sta facendo l’amministrazione Piccitto per far sì che alla città non venga sottratta una così importante risorsa come questo centro di ricerca di eccellenza?
Esistono o no, ed eventualmente chi le avrebbe avanzate, proposte per il nuovo statuto?
In caso queste ultime esistessero, a che punto è il confronto tra le parti? Per quanto ne sappiamo al momento è tutto fermo”.
“Per l’importanza che riveste un ente come il Corfilac – ha detto Migliore durante il confronto rivolgendosi ai lavoratori – penso che un ruolo determinante lo debba svolgere anche l’amministrazione cittadina che, se veramente ha a cuore la faccenda, ha il dovere di attuare ogni tipo di politica per risolverne i problemi.
Non mi pare che i pentastellati si siano mai spesi in tal senso. Inoltre – ha concluso – non basta semplicemente conoscere una situazione perché se ne è letto un resoconto dalla carta, prodotte della burocrazia, è necessario anche ascoltare la base, in questo caso i dipendenti, e conoscerne le istanze per raccogliere suggerimenti e idee.
Solo così un amministratore può aver il quadro competo di un problema e tentare di risolverlo”.