L’isola che c’era era quella del 2004. La provincia di Ragusa vantava un’occupazione del 57,03 per cento.
La più elevata in Sicilia e tra le prime in Italia. In quattordici anni molto è cambiato anche se oggi rispetto al dato del 2013/2014 (un’occupazione al 46 per cento) si è elevata un po’ nel 2017 esprimendo un 49,1 per cento di persone in attività.
Peppe Scifo, segretario generale della CGIL di Ragusa ha aperto così, incontrando la stampa alla presenza di Michele Pagliaro, segretario generale della CGIL Sicilia e di Maurizio Landini, segretario nazionale della CGIL, la scena su un tema “LA CRISI DEL LAVORO IN PROVINCIA DI RAGUSA” che rimane ancora aperto con tutte le sue problematiche che presentano orizzonti non certamente facili da risolvere.
I consulenti del lavoro operando un’indagine a livello nazionale pongono la provincia di Ragusa all’ultimo posto, siciliano e nazionale, per il livello retributivo che si ferma a 1.059 euro e tutto questo malgrado l’aumento dell’occupazione, seppur minima. Il basso livello di salario indica delle irregolarità diffuse, basti pensare ai part time fittizi a danno della retribuzione del lavoratore e dei contributi inferiori versati.
In tutto questo quadro è necessario l’intervento dello Stato per determinare un punto di volta in un’area di illegalità persistente.
Sulla mancata crescita dell’occupazione gioca, secondo Scifo, il fattore determinante del mancato completamento del lotto autostradale Rosolini – Modica che rispetto agli annunci di qualche parlamentare ci si trova ancora e dannosamente di fronte ad un cantiere spento per non dire dell’Aeroporto di Comiso dalle enormi potenzialità ma che vive in una condizione di manifesta difficoltà. Il tema delle infrastrutture, insiste Peppe Scifo, è decisivo per la crescita economica e sociale del territorio.
Altro capitolo il decreto Dignità che con ‘introduzione dei voucher abbassa il livello dei diritti e al contrario toglie dignità al lavoro e quindi ai lavoratori perché si tratta della copertura di lavoro nero.
Il quadro siciliano non presenta aspetti più ottimistici. Il sistema Sicilia, ha sottolineato Michele Pagliaro, ha perso dieci mila posti di lavoro quando ne sarebbero necessari mezzo milione per ridare spinta e slancio all’economia.
La Regione siciliana dovrebbe occuparsi di lavoro nero e di evasione contributiva che hanno creato una voragine di sei miliardi di euro di sommerso.
Si registrano meno risorse per gli investimenti mentre sono in sofferenza i fondi europei che non si riescono a spendere condannando la Sicilia alla marginalità. Mentre nel resto dell’Italia le ZES (Zone Economiche Speciali) decollano in Sicilia neanche se ne parla.
La ripresa economica e sociale, infine, per Maurizio Landini è fortemente legata alla ripresa egli investimenti sia pubblici che privati.
E’ indispensabile un’azione fortemente sinergica tra Stato, Regione, Comuni e Imprese, per gli investimenti in opere che sono la prima soluzione per l’occupazione duratura e stabile. La Sicilia presenta dei ritardi pur possedendo ambiti sociali e produttivi dall’alto potenziale. La politica deve fare la sua parte cambiando rotta e puntare come detto agli investimenti.