Si ridimensiona il tono dei comunicati per la distrazione dei fondi destinati alla metropolitana di superficie di Ragusa: non è certo una manovra del governo a trazione grillino-leghista contro la metropolitana di Ragusa, ma il risultato di una manovra, a tutti gli effetti politica, come ammesso, stamattina, in una televisione nazionale.
Non siano solo noi, a Ragusa, a soffrire, per i soldi che non arriveranno e che, occorre dire, non arriveranno per un emendamento al milleproroghe che è stato votato anche dal Partito Democratico, particolare che, nella stessa trasmissione televisiva, il referente di Renzi in Sicilia, l’on.le Faraone, non ha voluto deliberatamente chiarire.
Si tratta, quindi, di una scelta politica, il fatto che i provvedimenti erano considerati una mera marchetta politica è confermato dagli stucchevoli insistenti interventi di esponenti, di vario livello, del PD locale, che hanno rivendicato, in maniera esagerata, la paternità dell’iniziativa e l’appostamento dei fondi necessari. Ora si resta tutti con un pugno di mosche nelle mani, attenderemo reddito di cittadinanza, flat tax e abolizione della legge Fornero, cose che, forse, non arriveranno mai, continueremo ad assistere al becero teatrino della contrapposizione fra opposizioni della quale abbiamo avuto una eccellente anteprima anche in consiglio comunale, a Ragusa.
Nel bailamme mediatico, nessuno accenna alla Ragusa Catania, alla Siracusa Gela, all’aeroporto, alle infrastrutture che mancano in questo angolo di Sicilia, materie che sono ignorate sia dai rappresentanti politici delle opposizioni ma anche e soprattutto, dai rappresentanti politici dei governi regionali e nazionali.
Il provvedimento dello stop ai fondi per le periferie è stato approvato al Senato e deve passare dalla Camera: in pratica, votato anche dallo stresso Renzi, si prevede il congelamento della seconda tranche di investimenti voluti dai governi Renzi e Gentiloni e la creazione di una nuova cassa aperta a tutti gli 8mila comuni.
Erano previsti finanziamenti per 96 comuni, tra città e aree metropolitane.
C’è chi dice, come la sottosegretaria Castelli, che l’intervento si è reso necessario per rispettare una sentenza della Corte costituzionale, sarebbe intervenuta una pronuncia di illegittimità costituzionale.
Bloccata, nello specifico, è la seconda tranche del Piano periferie istituito dai governi Renzi e Gentiloni che prevedeva in totale 2,1 miliardi di finanziamenti dallo Stato, con effetti potenziali calcolati in 3,9 miliardi di cofinanziamenti.
Si prevede di dirottare i fondi (140 milioni nel 2018, 320 nel 2019, 350 nel 2020 e 220 nel 2021) in un Fondo cassa che serva per “per favorire gli investimenti delle città metropolitane, delle Province e dei Comuni, da realizzare attraverso l’utilizzo dei risultati di amministrazione degli esercizi precedenti”.
Castelli ha sostenuto che l’esecutivo è intervenuto “per dare attuazione alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2018“, nella quale si dice che serve un’intesa con gli enti territoriali (quindi le Regioni) nell’assegnazione dei fondi e che non si può intervenire solo su richiesta del Comune. Una posizione che però viene contestata perchè non attinente al bando delle periferie.
C’è anche chi sostiene che il bando per le periferie era stato finanziato dal precedente governo per metà dell’importo complessivo. Si trattava quindi di mere promesse più che di risorse messe realmente a disposizione.
Si sarebbe deciso di utilizzare le risorse stanziate per le convenzioni negli anni 2018 e 2019 non solo per alcuni dei progetti dei Comuni capoluogo che hanno partecipato al Bando, ma per tutti gli 8.000 Comuni d’Italia, al fine di consentire alle tante amministrazioni comunali con avanzi di amministrazione di poterli utilizzare immediatamente per investimenti in opere pubbliche, secondo un criterio di premialità e di equità e rispetto di principi costituzionali.
La situazione paradossale del voto all’emendamento ha originato un ulteriore cortocircuito all’interno del PD, ormai partito allo sbando, nel quale, da più parti, si auspica che si cambino spartito e suonatori.
Dalle pagine del Fatto quotidiano, giornale notoriamente vicino ai grillini, emerge una forte critica al provvedimento che “toglierebbe ai poveri per dare ai ricchi, lo sblocco degli avanzi di amministrazione dei comuni virtuosi è una misura positiva, che Forza Italia e il centrodestra hanno sempre sostenuto, ma è paradossale che venga realizzata bloccando il piano periferie da 2,1 miliardi, che viene congelato per almeno due anni.”
Aggiunge ancora il quotidiano: “Contrapporre i comuni virtuosi alle periferie urbane è puro classismo, altro che meritocrazia. Un partito che ha raccolto il proprio consenso sul fantomatico “reddito di cittadinanza” sta dimostrando tutta la sua distanza dai problemi reali del Paese: concentrati sulla propria ideologia da sessantottini in ritardo, pensano di liquidare la sfida dell’emancipazione sociale ed economica delle periferie urbane italiane promettendo soldi per non lavorare, anziché immaginare piani e progetti di sviluppo concreto, di riqualificazione e di rilancio.”