Sessanta giorni di amministrazione Cassì hanno scompaginato le condizioni della politica locale più della stessa vittoria del candidato rivelazione di queste amministrative.
A dispetto di un apparente pragmatismo, l’avv. Cassì mostra di seguire, con disinvoltura, le mille problematiche che si presentano ogni mattina per la città, lo fa serenamente, colpisce vederlo parlare a lungo con una anziana signora che lo blocca nel corridoio, mentre passa da una riunione all’altra.
Non c’è molto di diverso da quello che abbiamo visto fare a Federico Piccitto o a Nello Dipasquale ma c’è la sensazione che da questo sindaco verranno aspetti particolarmente positivi, che non debbono essere necessariamente migliori di quelli dei predecessori.
Nello Dipasquale sapeva gestire le opposizioni con sagacia, Federico Piccitto godeva allo spettacolo delle opposizioni che si agitavano in maniera scomposta, sicuro dei fatti suoi, Peppe Cassì sembra aver imbrigliato la squadra avversaria che è incapace di ragionare, come in una partita di basket.
Si moltiplicano gli appelli alla collaborazione, alle scelte condivise, fra maggioranza e opposizione, per il bene della città, anche se i pochi esponenti delle opposizioni non resistono alla tentazione delle segnalazioni, ma sono segnalazioni con la ‘pezza’, con i guanti, si cerca di non colpire direttamente il sindaco, si parla più di amministrazione, nemmeno gli assessori vengono sfiorati, finirà che gli amministratori concluderanno la sindacatura come statue di santi, coperti di coroncine del rosario e bouquet delle spose, per le grazie ricevute.
C’è qualcuno che cerca di percorrere gli irti cammini all’interno del partito di appartenenza rendendosi protagonista all’interno di una opposizione della quale non vorrebbe rivestire la maglia, rifugiandosi nella mirabile trovata di Cassì di non avere a che fare con i partiti, che funziona alla grande e, forse, ha contribuito, non poco, a determinare la vittoria.
Chi ci rimane male sono i 5 Stelle, che restano i veri sconfitti della competizione per la sindacatura.
Tutti gli altri, in effetti, erano spacciati in partenza, i superstiti si rendono conto che essere riusciti a sedere nell’aula consiliare costituisce una grazia, per lo stupore della quale non si sono ancora riavuti.
Lo si comprende dai contenuti degli interventi in aula, dalle utopie contenute nei comunicati stampa, sembrano rassegnati a godere dei resti della torta, ancorché malconci per i tagli non perfetti.
I 5 Stelle hanno di che recriminare, anche se non appaiono convinti degli errori fatti o, quantomeno, delle cause della sconfitta.
Oscillano fra un comportamento estremamente composto e qualche sfogo ‘politico’ che cerca di rimarcare quanto di buono fatto dalla precedente amministrazione, debordando nel difendere anche l’indifendibile, avventurandosi in rilievi su criticità che i 5 Stelle non hanno saputo o voluto risolvere, in qualche caso anche accresciute da strategie grilline risultate inefficaci.
Un segnale dello scollamento nella base iblea del Movimento e della scarsa autorevolezza che, ormai, rivestono i 5 Stelle di Ragusa, il primo capoluogo amministrato dai pentastellati, è dato dalla assenza di rivendicazioni di essere partito di governo nazionale, anche dei dimenticati consiglieri comunali dovrebbero avere voce su problematiche del territorio, dovrebbero coinvolgere i ministri competenti, dovrebbero farsi scudo della deputazione locale pentastellata per mostrare di avere voce in capitolo.
Invece, nessuna parola per l’aeroporto, per la Ragusa Catania, per l’autostrada, addirittura si sono visti sfilare anche la metropolitana di superficie e nessuno ha detto nulla.
Il consigliere Sergio Firrincieli ha aperto un suo comunicato parlando di città assopita, ma, in verità, ad essere assopiti sono i 5 Stelle, storditi dal K.O all’ultima ripresa, quando ormai erano certi di poter vincere ai punti e rinnovare cinque anni di governo a 5 Stelle che, forse, avrebbero potuto rimettere a posto i cocci del Movimento a Ragusa.
Firrincieli tradisce il nervosismo per una atmosfera che percepisce strana, già nel titolo del suo comunicato, dove parla di una situazione politica ‘tutta da scoprire’, dove i protagonisti di una feroce campagna elettorale sembrano aver perso, di colpo, la grinta contro gli avversari politici.
Ma Cassì non era sentito come un avversario politico, lo hanno detto i risultati, Firrincieli dovrebbe, invece, comprendere che i 5 Stelle, per primi, avrebbero dovuto coinvolgere il popolo dell’astensionismo, quello che, forse, ancora una volta, ha fatto la differenza, popolo che non è stato considerato più dai 5 Stelle che da Cassì
A nulla vale appellarsi a quanto di buono hanno fatto Piccitto e il Movimento 5 Stelle, perché si troverà sempre un argomento per ridimensionare le cose positive.
Ma il consigliere cade nell’errore di sindacare comportamenti delle altre forze politiche che è facile addossare anche ai 5 Stelle del passato: parla di accordi sottobanco, quando ci sono foto di Maurizio Tumino che dettava al capogruppo grillino le modifiche al piano di utilizzo della tassa di soggiorno, parla di maglie del controllo allentate per il bivacco sulla spiaggia, quando le foto con le tende sono le stesse degli anni precedenti, si scandalizza per il cancello chiuso della villa Margherita, quando, negli anni precedenti sono rimasti chiusi cimiteri, bagni pubblici, musei, castelli e uffici turistici.
Lamenta, il consigliere Firrincieli, che abbondano le discariche nelle periferie e parla di verde pubblico senza capire che dal verde pubblico potrebbe scaturire la più grossa riserva sull’operato dei 5 Stelle.
Alla fine, cita anche la mancata approvazione del bilancio che, invero, rappresenta un’offesa per chi legge, dal momento che era stato dichiarato che il bilancio sarebbe staro presentato, per l’approvazione, entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento.
Mai l’amministrazione grillina ha portato i bilanci nei termini, mai nessun grillino potrà parlare di bilancio non predisposto nei tempi, ancora per molti anni.
C’è una comprensibile ma non condivisibile insofferenza per una pax che aleggia in Comune e che metterebbe in un angolo i 5 Stelle che sono riuscii ad accedere a Palazzo dell’Aquila.
Si parla, nel comunicato, di cittadini esasperati e indignati che telefonano anche alle altre forze di opposizione, ma il termometro dell’insofferenza pubblica, i social, non mostrano nemmeno livelli di guardia nell’agitazione di una popolazione che, del resto, è minimamente matura da comprendere come in 60 giorni, e senza bilancio, non è facile sopperire alle criticità che ci sono non certo per colpa dell’attuale amministrazione.
Proclami sulla indisponibilità a tollerare altre défaillance non possono che far sorridere, sembra di vedere dei velisti delusi che guardano l’orizzonte e non vedono un barlume di brezza che possa gonfiare le loro vele, Cassì’ incontra e sente spesso il Presidente della Regione Musumeci, con il quale intrattiene un ottimo rapporto, riesce a colloquiare, inevitabilmente bene, con colleghi avvocati come l’assessore regionale Falcone o i Barone di Ragusa, padre e figlio, per questioni di urbanistica, il più autorevole esponente delle forze delle opposizioni, Giorgio Massari, ha manifestato l’intenzione di non voler fare opposizione, ha riscontrato fiducia anche in ambito extra comunale, nominato Presidente della SRR, pare abbia poco da imparare dai suoi predecessori, quanto a focalizzazioni dei problemi.
I 5 Stelle, piuttosto, devono imparare e fare tesoro dell’esperienza vissuta: le opposizioni, che avevano titoli e persone per il ruolo rivestito, sono riuscite, in cinque anni, ad accumulare solo antipatie, non solo politiche, che le hanno portato alla disfatta comune, i superstiti pentastellati non mostrano nemmeno di avere i numeri per una opposizione che tale possa essere considerata, tanto vale, per ora, sopravvivere in attesa di tempi migliori, se arrivano.
L’allungo di Cassì svincolato dalla smania comunicativa del gruppo
La guida sembrava spericolata, ma sapevamo, e lo abbiamo anche scritto, che passato indenne dall’inusuale indicazione del Presidente della Commissione...