Quali sono le cooperative sociali di tipo B a cui sono stati affidati forniture di beni, servizi o eventuali lavori, dal Comune di Ragusa, secondo la normativa nazionale o comunitaria vigente? E, alla luce del Piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza che il civico consesso ha esitato nel febbraio scorso, quali sono le iniziative che il sindaco e il segretario generale hanno intrapreso o stanno per intraprendere a tutela dei cittadini, del Consiglio comunale, dell’Amministrazione nonché a tutela di tutti i dipendenti comunali? Sono i due interrogativi perno contenuti nel documento ispettivo che il consigliere comunale di Ragusa Prossima, Gianni Iurato, ha trasmesso al primo cittadino e al segretario generale. Una interrogazione perché sia fatta chiarezza sulla gestione di servizi, forniture e lavori comunali affidati alle cooperative sociali di tipo B di cui alla legge nazionale 381/91.
“Nessun intento persecutorio – precisa Iurato – ma solo la necessità di verificare come stanno le cose perché la materia è molto complessa ed è quindi opportuno comprendere come l’ente di palazzo dell’Aquila si stia muovendo”. Iurato fa una sorta di cronistoria della vicenda. “A fine anni ’90 e agli inizi del Duemila – racconta – la Pubblica amministrazione aveva la facoltà di affidare direttamente, senza gara, servizi pubblici alle cooperative sociali di tipo B. In città, gradualmente, e in maniera indiretta, si era alimentata la nascita di numerosissime cooperative sociali di tipo B che, avendo fiutato l’incredibile, facile opportunità di lavoro, “premevano” politicamente per avere affidata direttamente la gestione di servizi pubblici in deroga alla disciplina in materia di contratti della Pubblica amministrazione, stipulando delle semplici convenzioni così come previsto dall’articolo 5 della Legge nazionale 381/91. Si venne a creare un Far west che si dovette necessariamente regolamentare e, per farlo, si cominciò con la delibera n.53 del 30 agosto del 1999 che impegnò l’Amministrazione comunale a proporre al Consiglio, entro il 31 dicembre di quello stesso anno, un regolamento per l’accreditamento delle cooperative sociali di tipo B. Il Consiglio comunale approvò il regolamento, il primo del genere, con delibera n.38 del 28 luglio del 2000. Quel regolamento, però, presentava, a mio parere, diversi elementi di illegittimità e di discriminazione tra i concorrenti in diversi articoli. Tanto è vero che lo stesso fu protagonista, insieme con altri elementi, di ricorsi amministrativi negli affidamenti”.
Iurato poi aggiunge: “A quel primo regolamento ne seguirono almeno altri due in modifica e integrazione del primo. I due nuovi regolamenti furono istituiti con delibera del Consiglio comunale n. 36 del 27 aprile 2006 e con delibera del Consiglio comunale n. 3 del 15 gennaio 2008. Furono deliberate modifiche e integrazioni sicuramente migliorative rispetto al primo regolamento. In seguito arrivarono altre leggi che contribuirono a migliorare il panorama complessivo. In ogni caso, anche in presenza di un’ottima legislazione, il ruolo attivo del Rup, il responsabile unico del procedimento, diventa sempre più centrale e strategico per il controllo nella gestione dei servizi/lavori affinché siano svolti dall’affidatario nel rispetto del capitolato d’appalto e a regola d’arte. Proprio, però, per comprendere come stanno le cose allo stato attuale, ho chiesto che possa essere compilata una scheda per ogni singolo specifico servizio, lavoro o fornitura attualmente gestito da cooperativa sociale di tipo B. Questo ci consentirà di avere le idee più chiare e di comprendere fino a che punto i regolamenti approvati tempo addietro non abbiano bisogno di essere rivisti nella maniera più adeguata”.