Da diverse settimane un’area soggetta ad estrazioni di petrolio di proprietà dell’ENI vicino a cava Moncillè, e quindi nel bacino del fiume Irminio risulta stranamente presidiata giorno e notte. Voci che si rincorrono parlano di perdite di petrolio, non si sa quanto ampie. Non vorremmo trovarci di fronte ad un altro caso come quello dell’ Val d’Agri , in Basilicata, dove da un giacimento dell’ENI 400 tonnellate di petrolio sono state disperse sul suolo e nel sottosuolo , in parte finite nel lago Pertusillo. Chiediamo che si faccia immediata chiarezza su un fatto che non può non essere allarmante per l’intera comunità iblea – afferma Nadia Tumino vicepresidente del circolo Il Carrubo di Legambiente Ragusa – . Istituzioni, ENI e organismi di controllo devono subito dire cosa è successo, quali sono state le conseguenze sull’ambiente e cosa si sta facendo per risolvere il problema. Di fronte ad un incidente di tale portata, se confermato, va subito fermata la procedura di richiesta di permesso di ricerca del pozzo Arancio di ENI, che dista da cava Moncillè soltanto 3 chilometri in linea d’aria contro la quale Legambiente ha presentato opposizione al Ministero dell’Ambiente.