Il parcheggio multipiano della SiSosta, di fronte Palazzo dell’Aquila, va chiuso. Nonostante questo edificio è di nuovissima costruzione non è a norma. O per colpa del progettista o per colpa del direttore del cantiere o per colpa dei soliti operai non sono state rispettate le norme sull’abbattimento delle barriere architettoniche.
Le zone incriminate riguardano l’accesso all’ascensore, le due rampe di piazza Matteotti, la larghezza dei parcheggi riservati ai diversamente abili, inferiore di circa 40 centimetri rispetto a quanto stabilito dalla legge, e l’ingresso stesso del parcheggio, quello in corso Italia.
Iniziamo dall’ascensore. In una nota del 22 giugno del 2013, poi pubblicata sulla stampa locale, è la stessa società costruttrice, SiSosta, a dichiarare che la distanza tra l’ascensore, sito su piazza Matteotti, e la rampa di scale è di 90 cm. Bene il D.P.R. 236 del 1989 stabilisce, all’articolo 8 comma 1. 12, che la “piattaforma minima di distribuzione anteriormente alla porta della cabina deve essere di 1,50 x 1,50 m” e non di 90 centimetri, come è realmente, e come la stressa Società ammette. Come mai?
Le due rampe, l’una posta al fianco del monumento ai Caduti (foto n°2), l’altra al di là dell’edicola (foto n° 3), non rispettano la pendenza stabilita, sempre nello stesso articolo 8 al comma 1.11, si parla di una pendenza massima, per gli edifici di nuova costruzione, dell’8%, adesso la rampa identificata dalla foto 2, ha una pendenza del 24%, mentre l’altra ha una pendenza del 15%. Perché? Forse i progettisti non erano a conoscenza dei suddetti riferimenti legislativi?
Inoltre, l’articolo 4 comma 1.1 sempre dello stesso D.P.R., stabilisce che la pavimentazione deve esser costituita da materiale anti-sdrucciolo. Invece le superficie delle due rampe sono costituite da una grata metallica, che risulta già scivolosa se è asciutta, figuriamoci quando piove o è semplicemente bagnata.
Ma continuiamo, la cosa più divertente è l’ingresso al parcheggio (foto n° 4). Se voglio accedere al parcheggio della SiSosta devo prima salire sul marciapiede, che risulta però privo di rampa. Quindi mi reco alla scivola più vicina, che si trova all’angolo tra via Mario Rapisardi e c.so Italia. Perciò per entrare con una carrozzina nel parcheggio, salgo per il corso Italia, arrivo in via Mario Rapisardi ed a questo punto scendo nuovamente dal corso Italia, questa volta però sul marciapiede, e così finalmente giungo all’ingresso. Qui iniziano i nuovi problemi. Infatti come si evince facilmente dalle foto, lo spazio di ingresso è limitato e si deve stare attenti, in queste manovre, se non si vuol precipitare giù dal marciapiede (di per sé abbastanza alto). Finalmente si è dentro. Qui ci troviamo dinnanzi all’ennesima scivola con una pendenza ben al di sopra di quel fatidico 8% (Foto 5). Cosa fanno i disabili? Niente di tutto ciò. In fondo sono più bassi di noi, stanno su una sedia, e perciò attraversano, chinando un po’ la testa, in una sorta di limbo, la sbarra elettrica, per intenderci da dove passano le macchine e così risalgono la pedana e pagano il loro benedetto ticket.
Se tutto ciò venisse comprovato come pare, ci risulta che ci sia l’interessamento dell’Autorità per la Vigilanza sui Contratti pubblici di Lavori, in base articolo 23 comma 5 della legge 104 del 1992, non solo il parcheggio verrà chiuso da uno a sei mesi ed adeguato alla normativa vigente, ma lo stesso autore della discriminazione verrebbe condannato ad una sanzione pecuniaria, inoltre l’articolo 82 del Testo Unico prevede, al comma 7, che il progettista, il direttore dei lavori, il responsabile tecnico degli accertamenti per l’agibilità ed il collaudatore, sono direttamente responsabili e perciò puniti con un’ammenda da 5164 a 25822 euro e con la sospensione dai rispettivi albi professionali per un periodo compreso da uno a sei mesi.