Se i progetti di riqualificazione del centro storico realizzati a Ibla hanno fornito riscontri positivi, lo stesso non si può dire per il centro storico superiore.
Parcheggi pluripiano che non riescono a svolgere il ruolo auspicato di attrattore di cittadini che possano vivere il centro, piazze, come quella delle Poste o come la piazza San Giovanni, che hanno rifatto il look ma sono poco frequentate, la via Roma che costituisce una delusione permanente, per il cittadino che poco la apprezza, anche per una semplice passeggiata, e per i commercianti che considerano l’esperimento di pedonalizzazione un totale fallimento, tanto da chiederne la riapertura al traffico.
L’amministrazione, al momento, ha stoppato il progetto simile per la parte di via Roma che arriva fino alla Rotonda e riflette su quello di riqualificazione di Piazza Libertà.
Dalla marea di critiche, emerge un dato particolarmente significativo per una valutazione dell’idea di centro storico che si sarebbe voluta affermare: è stato fatto notare che, con la chiusura al traffico di via Roma, si è provocata una forte cesura sull’asse viale Sicilia, viale Ten. Lena, piazza Libertà, ponte Pennavaria, via Roma, corso Italia, urbanisticamente concepito come via di ingresso al centro storico, al cuore della città.
Logico che, a questo punto, ogni possibile ipotesi di riqualificazione di vie e piazze induce ad attente riflessioni.
E’ una delle evidenze su cui invita a riflettere Giorgio Massari, consigliere comunale ed esponente del terzo circolo del Partito Democratico, che, partendo dall’analisi del progetto di riqualificazione di via Mariannina Coffa, propende per un’idea di centro storico che si sviluppi su linee progettuali ben definite e ampiamente monitorate.
Al momento, la Commissione Centri Storici ne ha bocciato la pratica per vizi di processo decisionale, ma il PD, attraverso il suo rappresentante nella Commissione, il prof. Flaccavento, ha evidenziato una insufficiente attenzione all’ integrazione di tutta questa zona e all’idea di continuità e di conservazione della memoria del centro storico.
Chiediamo al prof. Massari, cosa emerge dall’analisi del progetto per via Mariannina Coffa ?
La discussione sul progetto di rifacimento di via Mariannina Coffa, avviato dal circolo “Rinascita Democratica”, rappresenta un opportuno “pretesto” per tornare a scrivere il centro storico di Ragusa superiore avendo una trama e un progetto “editoriale” organico, corretto filologicamente, deliberato attraverso la partecipazione pubblica.
Sbagliamo nel dire che queste decisioni, fino ad ora sono state di competenza della Commissione Centri Storici ?
Si tratta, intanto, di tornare allo spirito della commissione centri storici che non può essere derubricata come una riedizione della defunta commissione edilizia, ma deve essere considerata nella originaria accezione di organismo che indica criteri per il restauro, il consolidamento e la ristrutturazione edilizia e che soprattutto attua una delle caratteristiche più importanti e più neglette della legge 61/81, ossia la formulazione dei programmi quinquennali previsti dall’art.5.
Quello che manca da almeno un decennio nelle politiche sul nostro centro storico è una visione d’insieme ed organica degli interventi su Ibla e su Ragusa superiore, con la conseguenza di interventi slegati, contraddittori, senza storia e senza prospettiva.
A quali progetti si riferisce ?
Il rifacimento di via Roma è un esempio: si tratta di un intervento puntiforme, parziale, senza una visione d’insieme; via Mariannina Coffa è la perseverazione di un errore culturale, prima che tecnico-urbanistico.
Ma ancor più grave è che interventi di recupero così fatti, invece di divenire attrattivi e capaci di ridisegnare spazi di incontro e di identità, creano deserti senza funzioni, non luoghi, in cui anche le attività commerciali vengono penalizzate, nel senso di condannate alla chiusura.
Come vede oggi la Legge su Ibla ?
A breve la legge su Ibla compirà trent’anni dalla sua approvazione e questo traguardo potrà essere l’occasione non solo per fare il punto su quello che in questo tempo si è fatto, per il recupero e la rivitalizzazione del nostro centro storico, ma anche per ripensare la struttura organizzativa della legge stessa, a cominciare dal superamento dei confini operativi in essa indicati, per estenderla a tutto il centro storico individuato dal piano particolareggiato.
Ma dovrà essere l’occasione per rimettere il recupero dei centri storici al centro del dibattito e dell’agenda politica non tanto locale , ma nazionale ed europea; si tratta di creare un evento simile al simposio di Bologna del 1972 sui centri storici che diede la svolta culturale in Italia sui centri storici, non solo per aprire nuovi canali per finanziare gli interventi, ma per risemantizzare il recupero dei centri storici nella crisi culturale ed economica della post-modernità.
Quale potrà essere il ruolo del circolo “Rinascita Democratica” per questo progetto ?
Sostengo decisamente il progetto del circolo “Rinascita Democratica” di una convegno-conferenza stampa in cui i temi sopraccennati possano essere meglio esplicitati, ma soprattutto sostengo l’idea emersa che, nel centro storico, non sono più possibili interventi illuministici (non mi riferisco all’illuminotecnica estemporanea), calati dall’alto, parziali, rispondenti a micro interessi, ma, se è vero che conservare serve per pensare il futuro, è necessario una svolta culturale per cui tutta la comunità sia coinvolta nelle decisioni strategiche attraverso percorsi informativi e formativi che portino a deliberazioni partecipate e democratiche.
Avverrà questa svolta?
Sicuramente, ma prima dovremo smettere le categorie del nuovismo e del giovanilismo e assumere quelle della qualità e della competenza e del merito.