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Pro-Ana e Pro-Mia: fenomeni che preoccupano e invadono il web

by Stefania Antoci
5 Novembre 2018
in Politica
Pro-Ana e Pro-Mia: fenomeni che preoccupano e invadono il web
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“Il rapporto con il cibo (dipende)  ed esprime il modo in cui si entra in contatto con il mondo.” G. Salonia

A differenza di ciò che alcuni pensano, si evince l’esistenza di un interessante, nonché scoraggiante rapporto tra il mondo della moda e della pubblicità e i disturbi del comportamento alimentare. Molti considerano questo legame superficiale, perché ritenuto banale e perché queste patologie hanno una matrice più profonda.

Già nel 2009, però, rivelazioni shock ci giungevano dai direttori di riviste di moda molto prestigiose.Un esempio?

La direttrice dell’edizione britannica di Vogue, Alexandra Shulman, dichiarava che per ingrassare le foto delle modelle da pubblicare in copertina bisognava ritoccarle con Photoshop! Per questo la Shulman aveva inviato una lettera ai maggiori stilisti informando che “i vestiti che le case di moda ci inviano sono sempre più piccoli. Dobbiamo usare modelle senza seno né fianchi, con ossa sporgenti e un look per nulla femminile. Ormai devo chiedere ai fotografi di ritoccare le immagini per far apparire le modelle di taglia più grande” (la lettera è stata interamente pubblicata sul Times). Alcuni giornali scrivevano titoli quali “Ossa troppo in vista: quando Photoshop serve per mettere invece che per togliere”: sono dichiarazioni di rilevanza, ancora attuali, destano scalpore e devono far riflettere.

Ma una volta non era il contrario?Per apparire più belle, infatti, le foto delle copertine venivano ritoccate per nascondere i chili di troppo, cercando di modellare e scolpire la figura.Oggi assistiamo al fenomeno opposto, leggendo di direttori di riviste che criticano gli stilisti, invitandoli a rendere più vestibili le taglie, poiché offrono e presentano capi di abbigliamento sempre più stretti.
In un noto sito web è stato segnalato che il tocco del programma Photoshop serve per ammorbidire le modelle, per farle apparire più belle e sane, tentando di nascondere “le ossa in bella vista, i volti emaciati, le scapole e le costole sporgenti, le gambe e le braccia fragili come stecchini”.

Dal 2005 ad oggi con l’incremento delle nuove tecnologie, il web è diventato il contenitore più capiente delle nostre esperienze: condividiamo segreti, foto, pensieri, emozioni e anche difficoltà, desideri, etc. Cosa può accadere se un’insoddisfazione, per esempio per il corpo e per la propria immagine, accomuna più persone, magari adolescenti?
Uno dei rischi è proprio quello che si verifica sul web: chat e siti nei quali i giovani si incontrano per confrontarsi sulla tematica, incoraggiandosi a vicenda sul bisogno e sulla necessità di ricercare la perfezione.

È in questo scenario che si collocano i fenomeno pro – Ana e pro – Mia: inni ai ben noti disturbi alimentari, definiti non come patologie, ma bensì uno stile di vita, consigli su come boicottare le strategie degli specialisti, psicologi e dietologi in primis, strategie su come mentire meglio ai propri cari, suggerimenti per affrontare i sintomi da digiuno.
Si tratta di siti internet, blog e chat, nati in America ma subito diramati in tutto il mondo informatico, a cui è difficile accedere, che innalzano l’anoressia e la bulimia non come patologie gravi, ma come filosofie e stili di vita, volti alla ricerca della perfezione.
In queste pagine web si possono trovare consigli e suggerimenti su come poter raggiungere la magrezza desiderata: le immagini che impazzano sono veramente scioccanti e rappresentano il mito da raggiungere con dedizione, fermezza e precisione.

Chi sono “Ana” e “Mia”?
“Ana” e “Mia” sono considerate delle vere e proprie divinità da preservare e venerare: sono icone del malessere e non del benessere e della perfezione, come vengono descritte dalle presunte “seguaci”. È un’arma veramente rischiosa, in quanto non fa altro che “alimentare” queste giovani ragazze adolescenti soltanto di parole, frasi, “comandamenti” che hanno lo scopo di incitare una problematica che non viene vissuta come tale e alla quale non viene dato il giusto peso.

Da ciò si comprende che i rischi per la sfera adolescenziale sono tanti ed è in questo contesto che la scuola e la famiglia sono chiamati a rivestire un ruolo determinante per un sano e completo sviluppo della personalità degli adulti di domani.
La presenza di questi due attori, scuola e famiglia, intesi come “base sicura” alla quale il giovane possa sempre fare affidamento, è importante perché permette ai ragazzi di ricevere un adeguato supporto emotivo ed elaborare (non introiettare!) un bagaglio di conoscenze da utilizzare per il confronto con la realtà esterna e per la relazione con l’altro.

Vero è che le problematiche riguardano sia le relazioni, sia i rapporti all’interno del sistema familiare, ma non possiamo non considerare il contesto sociale, e soprattutto l’immagine dell’uomo e della donna che ci vengono proposti come modelli cui somigliare e cui aspirare. I mass – media hanno un forte potere sulle generazioni nascenti e sui giovani di oggi. Come notano il Dott. Marco Nicolussi e la Dott.ssa Tiziana de Ruggieri, grazie ad un’indagine sui giovani della Provincia di Padova, “proprio l’adolescenza, per i mutamenti anche ormonali, fisiologici e psicologici, rappresenta il momento critico per lo sviluppo della persona, soprattutto se inserita in un contesto culturale e sociale che spinge oltre misura verso la competitività e la ricerca della perfezione estetica”.

L’insoddisfazione per il proprio corpo, il notare che non si è come si vorrebbe essere, il voler somigliare a quella determinata modella, il voler essere perfetta come lei, possono diventare motivo di autodenigrazione, portando la persona ad adottare regimi di alimentazione rigidi e non adeguati ad un corretto sviluppo psicofisico. Naturalmente quanto detto aumenta di gran lunga i rischi di sviluppare e sfociare in un disturbo del comportamento alimentare, inteso come modalità relazionale disfunzionale di entrare in “contatto” con il mondo.

Dott.ssa Stefania Antoci, Psicoterapeuta Gtk Community

Tags: cibocorpopsicologia

Stefania Antoci

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