Il servizio di ristorazione all’ospedale di Ibla va rimodulato. A deciderlo è stato Lorenzo Aprile, facility manager dell’Asp di Ragusa. La scelta rientra nel piano che l’azienda sanitaria intende applicare in chiave di organizzazione e riduzione dei costi. Tale scelta non piace però né alla politica nè ai sindacati che preannunciano battaglia. Nello specifico le razionalizzazioni prevedono una diminuzione dei centri di cottura, dagli attuali tre a due, Vittoria e Modica, chiudendo così Ragusa. Mentre Vittoria si occuperebbe dei pasti per il Guzzardi e per il nosocomio di Comiso. Modica, invece, secondo il piano di Aprile, si dovrebbe occupare del Maggiore, del Busacca di Scicli e dei due ospedali di Ragusa (nella foto il Civile). Tale scelta ha messo in stato di agitazione i 50 lavoratori precari che prestano servizio a Ragusa.
Sulla vicenda è intervenuto il deputato nazionale Nino Minardo che ha rivolto delle critiche al direttore generale Maurizio Aricò in riferimento ai motivi che stanno portando alla chiusura del servizio. “Tale scelta – afferma Minardo – appare poco opportuna viste le problematiche che si verrebbero a creare per le quali a pagarne le conseguenze è sempre l’utenza. Chiudere Ragusa e trasferire le attività ed il personale a Modica procurerà diverse ripercussioni a cominciare dal cibo che arriverebbe freddo e scotto, per finire all’impossibilità di ordinare i pasti extra per i pazienti ricoverati in orari straordinari. Ma la questione è delicata per quei lavoratori precari che rischiano perdere il proprio impiego per una scelta che incide negativamente sulla qualità del servizio”.
Non è dello stesso avviso il direttore amministrativo dell’Asp, Elvira Amata: “Siamo a disposizione per un confronto, ma è chiaro che la volontà di tagliare il personale esiste. Non siamo però concordi sulla perdita di qualità nel servizio”. A levare gli scudi anche la Funzione Pubblica della Cisl con Massimiliano Martorana che chiede che “il servizio non solo non venga soppresso ma anzi venga migliorato tutelando i livelli occupazionali dei lavoratori”.